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A cercar la bella morte

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Titolo: <strong>A cercar la bella morte</strong></br></br>
Autore: <strong>Carlo Mazzantini</strong></br></br>
Editore: <strong>Marsilio</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>1996</strong></br></br>
EAN: <strong>9788831761871</strong></br></br>

<p>In questa opera autobiografica, Mazzantini racconta la sua esperienza di giovane "ragazzo di Salò". A diciotto anni, dopo l'armistizio dell'8 settembre, Mazzantini scappa da casa per andare al fronte a combattere. Unitosi ai superstiti di un battaglione di Camicie Nere conoscerà sui monti della Valsesia e della Val d'Ossola gli orrori, le lacerazioni e le contraddizioni della guerra civile. Giulio Nascimbeni di questo libro ha scritto: "E' la storia di uno dei tanti che dopo l'8 settembre scelsero di stare dalla parte dei tedeschi e dei repubblichini. Sognavano di combattere in prima linea contro gli angloamericani che risalivano lentamente l'Italia quasi tutti andarono invece a rastrellare partigiani e renitenti alla leva nelle valli del settentrione".</p>
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La chiave di interpretazione del libro me l’ha regalata Giannetto Lettari,nome di fantasia del repubblichino che si sfoga a pag.204:«Come fai a raccontarla una vicenda che non aveva linguaggio , fatta solo di emozioni,di stati d’animo? » Allora ho realizzato di aver di fronte un tentativo di narrare la Storia deprivato di velleita’ didattiche, che trova invece le sue origini ed il suo sviluppo nella passione e nello slancio di una «generazione che non si e’ arresa».Giovani che idealizzano il passato, respingono il presente sognando un futuro.E quando i militi della Legione Tagliamento si trovano tra le mani l’unica bandiera tricolore disponibile,pensano bene di stralciarne lo scudo sabaudo. Cio’ lascia un’ apertura,uno squarcio violento tra presente e futuro.Trovo che quella lacerazione di tessuto rappresenti un simbolismo formidabile:il naufragio della nazione e l’assenza di una prospettiva. La scelta di Mazzantini fu indubbiamente coraggiosa, ma talvolta pare che egli assuma un tono autogiustificativo. Si nota nell’ Autore la volonta’ di equiparare gli antagonisti oltre le ideologie:puoi avere la mostrina con la «M» rossa della Legione o puoi farti il nodo al collo con il fazzoletto rosso della Bgt. Garibaldi :sempre un essere umano sei, con pari debolezze o virtu’. C’e anche un orientamento alla smitizzazione dei personaggi, presentati senza concessione di sconti: il Comandante Ussari appare come una caricatura sia prima,quale fanatico militare oltre misura, che poi come civile annullato nel fisico e nel carattere. Una trasformazione antropologica inevitabile che colpisce alcuni, prima gladiatori calati nell’arena e poi borghesi affossati nella quotidianita’. Mazzantini pone cosi’ in risalto come nel periodo post bellico anche coloro che scelsero «la parte sbagliata» volessero cessare di sentirsi corpo estraneo ed anelassero alla normalizzazione sociale in un’Italia proiettata verso la ripresa socioeconomica.

Grande libro, importante per capire il fascismo di Salò «da dentro». Capire, non giustificare, intendiamoci. Mazzantini è il primo a valutare fallimentare la propria esperienza, fallimentare e sbagliata. Ma forse la sola per chi, come lui, era cresciuto a «pane e moschetto». Forse, però, perché altri, in condizioni analoghe, scelsero la parte giusta, giusta non solo perché vinse, ma perché era giusta intrinsecamente. Comunque, da usare a scuola (io lo farò di certo).

Ritenuto da taluni il titolo più rappresentativo della memorialistica saloina, mi sembra però gravato da eccessive ambizioni letterarie «La fine di una stagione» di Roberto Vivarelli (non a caso, uno storico di professione) tratta dello stesso tema in modo più sintetico e asciutto. Il libro di Mazzantini è comunque una lettura avvincente e alcune pagine colpiscono a fondo.

Un libro da leggere per respirare l’atmosfera, senza retorica, di un periodo misconosciuto della nostra storia patria. Racconti di chi si trovava consapevolmente dall’altra parte della barricata…storie talvolta a sprazzi, di lampi della memoria che rendono al massimo il clima dell’epoca. Da leggere e meditare…

Tra i libri che ho letto è secondo solo al Dottor Zivago. Come disse Montanelli la guerra civile portò a galla il meglio ed il peggio del fascismo. Lui era il meglio. Indimenticabili tra le altre le pagine sulla sua vita a Roma. Da comprare, leggere e regalare.