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«A morte in nome di Allah. I martiri cristiani dalle origini dell’islam ad oggi» è un’opera di valore di Camille Eid, una «prima assoluta
La realizzazione di un’opera di tal genere è sempre un’impresa coraggiosa ed ardua inoltre, sono ancora poche in Italia simili proposte editoriali. “A morte in nome di Allah. I martiri cristiani dalle origini dell’islam ad oggi” è un’opera di valore di Camille Eid, una “prima assoluta”, come dice Sandro Magister nella prefazione. Si sono scritti fiumi d’inchiostro sui martiri romani e recenti della Chiesa, ma ben poco sui cristiani martiri uccisi in nome di Allah. Il merito dell’autore, a mio avviso, è soprattutto quello di aver illustrato, capitolo per capitolo, con ricchissime citazioni a piè di pagina, la sequenza storica, precisa e dettagliata, fin nei minimi particolari: dall’espulsione dei cristiani di Najran, nello Yemen, verso l’Irak, nell’anno 642, al massacro di 25 cristiani in una chiesa di Bahawalpur, nel Pakistan, avvenuta nel 2001. Essendo, una prima assoluta, l’autore non ha voluto dare alla monografia un’aridità descrittiva, bensì ha cercato di suscitare, sostenuto dal rigore scientifico, una presa di coscienza, nei lettori attenti, sul pericolo dell’integralismo islamico. Il merito di Camille Eid non è quello di aver dato al pubblico un ”Acta martyrum”, ma di aver illuminato quelle zone rimaste in ombra nella storia del cristianesimo. Ci permettiamo di suggerire, solo in previsione di una ristampa, la possibilità di inserire l’indice dei nomi e quello toponomastico. L’autore ha il merito di aver offerto al mondo cristiano e occidentale, la possibilità di restituire ai singoli episodi di martirio cristiano sotto l’islam la loro reale dimensione storica. adriano.pilia@poste.it
Un paziente lavoro di documentazione sui martiri cristiani (parola chiave saltata nel vostro titolo) dalla nascita dell’Islam fino ai giorni nostri. Eid, un giornalista maronita libanese residente da anni in Italia, ne parla senza mai cadere nella polemica o nell’odio. Nella nostra era di kamikaze, ci voleva un libro come questo che potesse restituire alla parola «martire» il suo significato originale.