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È nata una grande narratrice. Il romanzo d’esordio di Barbara Morelli mi ha conquistato sin dalle prime pagine come una rivelazione. Innanzitutto, mi hanno colpito lo stile e la maestria con la quale l’autrice padroneggia gli strumenti letterari dei quali - evidentemente - dispone per innato talento, e che sono stati successivamente affinati con un lungo apprendistato e nutriti di ottime letture. Tutto risulta sorprendente in questa favola ambientata in un mondo tutt’altro che fantastico, anzi, fin troppo probabile, sebbene molto diverso da quello in cui viviamo: un’intrigante rappresentazione di un Medioevo prossimo venturo di cui tanti segnali lasciano presagire l’imminente avvento. Dalla scelta di un io narrante non umano, all’originale trovata delle comunità monastiche laiche consacrate al reperimento ed alla conservazione dei residui brandelli di conoscenza della grande civiltà ormai scomparsa, alla descrizione lirica e sognante della magia dell’innamoramento e della sua esaltante risonanza interiore, ai profondi e indissolubili legami che uniscono i protagonisti - umani e non - fino alla storia di grande ed eterno amore che costituisce il principale filone narrativo, tutti gli elementi di questo splendido romanzo compongono un grande affresco cui fanno da sfondo racconti, sprazzi di speculazione filosofica e la ferocia di un mondo senza più legge né ordine. La vena di malinconia e disillusione che accompagna tutta la narrazione, e che nasce - come in tutti gli spiriti eletti - dal contrasto fra la percezione della Bellezza e la cruda realtà materiale ed umana nella quale viviamo immersi, in un mondo immaginario che non dispone più nemmeno dei conforti e delle sicurezze offerti dalla civiltà, da una cultura ricca e diffusa e dal progresso scientifico e tecnologico, ma che è tornato ad essere dominato da una natura incontaminata e prorompente, aggiunge fascino e dolcezza all’atmosfera sognante ed incantata che pervade tutto questo bellissimo libro.