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Non è solo un divertente. C’è il capitolo dell’ orgia sul megayacht che pare attualissimo: in pratica una descrizione fin troppo partcolareggiata di un Bunga-Bunga. Da leggere.
Sono logore di vita le vite di questi mari. Cuori ribelli e uomini stanchi. Ignari di se stessi come delle loro rotte. Anime spremute senza un approdo. Spiriti disancorati. Pronti a salpare l’ancora. Equipaggi dispersi. Alla disperata ricerca di una nuova identità da conservare. Prigionieri del proprio essere impoverito, che ogni volta anela a liberarsi e a ripartire. Per riprovarci ancora a dargli un’ultima virata a quel destino. E alla fine è una struggente deriva. Che non è mai soltanto una perdita o un eccesso. Perché c’è sempre un ultimo viaggio da intraprendere. Volto a ristabilire, a sostituire, a compensare. L’ennesima avventura ha inizio, a metà strada tra fiaba e realtà. E spesso il finale immaginario dell’una non coincide con quello prestabilito dell’altra. Ma in tutte le fiabe, anche quelle più tormentate, c’è sempre qualcuno che vince. E la nostra realtà di ogni giorno non fa differenza.
Il mare non redime. Influenzati dai classici, dove il viaggio sull’Oceano era una tappa di formazione, di crescita, quasi di ascesa al cielo. Memori delle parole di grandi navigatori moderni, come Simone Bianchetti, che diceva che l’Oceano è come una grande lavatrice che purifica tutti i peccati… Ci troviamo alle prese con questa marineria della domenica che porta sull’acqua, in barca tutti i vizi e poche virtuù di terra. E senza Oceano, ma piuttosto il tratto di mare «de noantri