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Ahimè, devo concordare col commento precedente, questo libro lo si può apprezzare soltanto se si è già in possesso di una solida preparazione nei fondamenti della meccanica quantistica. Le metafore altrimenti risultano incomprensibili nel migliore dei casi, fuorvianti nel peggiore. Inoltre le spiegazioni più propriamente «fisiche» fornite alla fine di ogni capitolo, non brillano per chiarezza, anzi spesso sono decisamente oscure. Peccato, perchè l’idea di spiegare e divulgare le «stranezze» del mondo microscopico alla maniera di Carrol era di per sè affascinante.
Sono un po’ deluso nel senso che a mio parere l’espediente di usare le avventure di Alice per spiegare la meccanica quantistica serve solo a fare una grande confusione in una materia che è già di per sè piuttosto «bizzarra
in questo libro non sono tanto importarti le nozioni di fisica quantistica, ma la passione per l’argomento che Gilmore sa trasmettere..chi di fisica se ne intende non potrà che sorridere vedendo anni di studi racchiusi nel mondo di Alice..e chi(come me quando l’ho letto)non ne sa assolutamente niente proverà nella lettura la stessa curiosità di alice davanti alla tana del bianconiglio…e chissà che poi(come me)finirà con l’iscriversi alla facoltà di fisica -)…
Non mi è piaciuto moltissimo. Il mio giudizio è a caldo, ho appena terminato il libro, forse dovrei riprenderlo in mano e riflettere un po’ di più sull’esperimento di Gilmore: di raccontare la fisica quantistica attraverso un racconto di fantasia. Ma a causa di un insieme di cose credo che un 4, come voto, sia addirittura esagerato. Innanzitutto l’italiano, la traduzione non mi è sembrata delle migliori, piccoli errori sparsi qua e là che hanno infastidito la lettura. In secondo luogo ho trovato più interessanti e comprensibili le note, alla narrazione delle avventure di Alice. Poi mi ha infastidito il fatto che i disegni non fossero a colori come nell’edizione originale. Infine credo che sviluppare una parabola per spiegare leggi fisiche di difficile comprensione renda laborioso cogliere la sostanza delle teorie. Essenzialmente ritengo che le allegorie non siano così intuitive come è affermato nella prefazione italiana, ma invece siano colte meglio da chi già conosce in linea generale la meccanica quantistica.