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Altri canti di Marte. Udire in voce mista al dolce suono

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Titolo: <strong>Altri canti di Marte. Udire in voce mista al dolce suono</strong></br></br>
Autore: <strong>Paolo Isotta</strong></br></br>
Editore: <strong>Marsilio</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788831721813</strong></br></br>

<p>Questo libro era nato come continuazione de "La virtù dell'elefante", che di nuovo ha fatto conoscere Paolo Isotta storico della musica e lo ha rivelato protagonista della letteratura italiana. Isotta avrebbe dovuto fare qualche correzione, parlare di qualche amico vecchio e nuovo, di qualche altro libro letto, di qualche film visto, di musica ascoltata. Però quando ha incominciato a scrivere non immaginava che quest'opera possedesse una volontà propria e, nel breve giro della stesura (da gennaio a luglio del 2015), la affermasse progressivamente. Così "Altri canti di Marte" è la serie di aggiunte e correzioni promessa ma contiene anche le più profonde riflessioni dell'autore sulla musica: scritte adesso ed ex novo. Vi sono le pagine sui prediletti Alessandro Scarlatti, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Cajkovskij, Verdi e una "lettura" del "Parsifal" di Wagner che apporta nuova luce sul capolavoro. Ma l'indagine di Isotta si è rivolta particolarmente al Novecento musicale: i capitoli più densi sono quelli su George Enescu, Karol Szymanowski, Franco Alfano, Ottorino Respighi e Gino Marinuzzi, che fin qui nessuno aveva considerato addirittura come fra i sommi compositori del Novecento.</p>
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Dicevamo come la musica diventi con chiarezza agli occhi di Paolo Isotta, una cosmica griglia d’interpretazione e di conoscenza del mondo: al riguardo, sono illuminanti - e di grande suggestione - le pagine in cui parla della Terza Sinfonia di Karol Szymanowski, basata sui versi del grande mistico persiano Jalal al-Din al-Rumi, nei quali l’Autore coglie una sorprendente contiguità con alcune pagine di San Giovanni della Croce e dà conto di «un estatico uso della dissonanza che diviene effetto consonante». Siamo vicini a uno dei pilastri della sapienza tradizionale, stavolta declinato in musica: quella concordia discors, quella coincidentia oppositorum che è al centro della cultura sapienziale e che esprime sul filo del paradosso uno degli ineffabili aspetti della Verità. Per questa via, la musica del 900, secondo Isotta, si sottrae a quel destino di «perdita del Centro

Isotta attraversa i grandi della musica e li studia - in maniera rigorosa e coerente - col lettore, offrendo a chi legge il messaggio autentico che questi hanno voluto lasciare in eredità, spesso in antitesi con quanto la vulgata ha voluto sempre raccontare. Beethoven, immenso, viene restituito alla luce e si scopre che il Fidelio è molto di più di un’opera atea e pessimista, anzi ne può rappresentare sicuramente il contrario. Wagner, grandioso, lo è ancor di più se il Parsifal è letto nella prospettiva del riscatto, della redenzione che alla fine dei Tempi arriverà insieme col perdono. La grandezza di Gino Marinuzzi, Ottorino Respighi e Franco Alfano risplende col contrappunto di Guglielmo Zuelli, insieme alle gemme preziose (e misconosciute) del Novecento, George Enescu e Karol Szymanowski è opera meritoria che sottrae all’oblio dei veri e propri campioni d’arte e di umanità. Le altezze cui si riesce a giungere sono vertiginose e Isotta è guida sicura e preziosa attraverso le selve accecanti e al contempo oscure della musica che, linguaggio divino, necessita per spiegarsi di interpreti devoti e profondamente sensibili.C’è in questo sforzo letterario prodigioso, una professione che dà senso a una vita poliedrica, quindi il più grande atto d’amore che già il titolo annuncia: «Altri Canti di Marte». Grazie Maestro!

I libri davvero riusciti hanno uno «spirito

Nella mia fortunata infanzia, il nonno materno era solito leggermi le fiabe. Io non volevo mai che finissero e lo imploravo, tra i capricci, di continuare le storie. Il poveretto, non sapendo come proseguire, non aveva altra scelta che riprendere il racconto da capo. Lo stesso sentimento avevo riprovato leggendo la prima volta «La virtù dell’elefante» quando, giunto all’ultima pagina, mi prese un’infantile mestizia dovuta alla consapevolezza che la parola «fine» era, purtroppo, sotto i miei occhi. Non ebbi altra scelta che ricominciare dalla prima pagina, sperando in un futuro «sequel». «Altri canti di Marte» tuttavia non è una «virtù» atto secondo. La diabolica genialità di Isotta è stata quella, con «la virtù

Con Altri canti di Marte Paolo Isotta dimostra, una volta di più, di essere uno dei più profondi conoscitori della grande musica classica e dei suoi interpreti. Il libro, piuttosto corposo, è anzitutto un saggio di scienza musicale con il quale si affrontano magistralmente alcuni dei temi più interessanti dell’esperienza musicale italiana ed europea (formidabile il capitolo XVII dedicato al ‘900 italiano di Franco Alfano, Ottorino Respighi e Gino Marinuzzi). Il tutto è impreziosito dall’uso di una lingua ricercata ed autentica che fa dell’autore, già straordinario critico musciale, uno scrittore fuori dal comune.