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E probabile che nel prevedere il peggio in tutti i campi qualche cosa si indovina
Nelle prime quaranta pagine di Jacques Attali, Breve storia del futuro, un libro che merita senz’altro di essere letto, ho còlto ben quindici errori o imprecisioni. Se un provinciale come me che di professione non fa lo storico ma il musicista è in grado di pizzicare Jacques Attali quindici volte in quaranta pagine, significa che: 1) questi nouveaux philosophes francesi, a cui tutta Europa chiede lumi, non sono poi così eccelsi 2) la scuola italiana (almeno qui al nord) non è poi così male! Cordialmente, fulvio zanoni (Rovereto) . Errori o imprecisioni. . P.23 La piramide di Cheope non risale al 2400 aC bensì al 2600 o tutt’al più al 2500. P.28 I Micenei vengono definiti Cretesi. P.30 La sconfitta di Atene del 404 aC viene attribuita a Filippo re dei Macedoni (definito un vicino occidentale). P.31 Il saccheggio di Gerusalemme del 170 aC ad opera di Antioco IV, viene collegato ai romani. P.32 Fra i barbari che nel III secolo premono alle frontiere di Roma vengono citati gli Slavi. P.33 Bisanzio è collocata in Asia minore. P.33 Il decreto sulla libertà di culto del 313 viene attribuito a Massenzio (che nel 313 era già morto). P.33 La conversione di Costantino è datata al 320. P.33 I Mongoli vengono citati fra le tribù indoeuropee. P.35 I principati longobardi in Italia vengono datati al IX secolo. P.36 Nel XII secolo il centro del potere mondiale vira verso l’Europa: Francia, Inghilterra, Russia. E l’Italia? P.42 Nella prima metà del XIV secolo, Venezia viene definita una città ancora insignificante. P.43 Un ponte ardito sulle pendici del Brennero apre la via del san Gottardo: tre errori in una sola frase!
Attali affronta con coraggio e disinvoltura un tema difficile. Il rischio era di scadere nella pseduo-fantascienza o di raccontare il futuro come una semplice amplificazione delle forze che dominano il presente. Molto plausibile l’ipotesi del capitalismo globale che annienta la politica e che porta l’umanità verso la catastrofe (siamo già su quella strada) e assai suggestiva la possibile reazione, speriamo ex ante, a ciò che sembra inevitabile: l’iperdemocrazia.