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Che dire!!!Sono contenta e incazzata mi hai riportato indietro in un viaggio fatto di ricordi belli e brutti, di gioia e di sofferenza. Ho sorriso quando ho letto della bambina con i capelli leggeri e fini come il lino e «uocchi bieddi» (faceva impazzire il vicino) A MAMER..e la Beatrice di Dante a «LITTORINA
Solo commenti positivi su questo libro che si legge tutto d’un fiato. La narrazione fluida che si mischia a tratti ad un siciliano che rende ironico e fortifica il concetto. Giorgia che racconta la storia della sua famiglia partendo dal nonno e che ricorda i momenti passati col padre un uomo meraviglioso buono e bello che la riempiva d’affetto. Tutto cambia con la morte del padre ad un tratto il buio. Il dolore che si mischia alla realtà. Forse un bisogno, scrivere per materializzare il dolore della perdita prematura di quel padre tutt’ora e per sempre presente nella sua vita. Il racconto ti permette di entrare nel personaggio e farti provare quelle stesse emozioni . A volte ti fa sorridere a volte ti fa vibrare l’anima.
Giorgia è rimasta ancora una bambina e con la curiosità che le si addice galoppa sui prati della vita con l’entusiasmo del chimico, l’energia dell’Amore, la nostalgica comprensione di un passato che non può tornare. E’ spirito apollineo e dionisiaco insieme, duplicità di sapori: vino rosso e bollicine bianche. E’ forza vitale, forza matrice, forza femminea, forza e basta. E’ l’androgino che si incontra con un genoceo di ingenuità, risi, debolezze forse, vita vera sempre. E’ una Sicilia calda in ogni suo aspetto, scorcio di una vita di sacrifici, di amore, di passione. E’ la fatica del lavoro appagata sempre dal calore umano e dalla fede nel Buon Dio. Zenobia del foglio, la scrittrice esordiente destreggia con estrema pudicizia i ricordi di una vita che spinge comunque per venir fuori. L’uso del dialetto non svilisce l’opera anzi l’arricchisce di una timida eleganza, liberando il dolore con una ilarità mozzafiato. Grande maturità per una penna che ha ancora da fare strada. Frizzante la scrittura, offre una piacevole lettura, apparentemente semplice ma meritevole di numerose riflessioni.
I ricordi di una bimba fuori dagli schemi tra sogno e realtà. La narrazione ironica e a tratti divertente della storia della sua famiglia, partendo dal nonno andato lontano in un altro continente per finire ai nipoti che oggi rappresentano la testimonianza della sua presenza in questo mondo. Un viaggio in una cittadina di mare immaginaria ma non troppo attraverso l’uso intercalare di un dialetto - il siculo - che rende la narrazione più fluida e interessante. Ma soprattutto un canto d’amore per un padre scomparso troppo presto ma tuttavia ancora fortemente presente. Letto tutto d’un fiato in un solo pomeriggio.