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Cambiare gioco

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Titolo: <strong>Cambiare gioco</strong></br></br>
Autore: <strong>Nick Bollettieri,Bob Davis</strong></br></br>
Editore: <strong>Mondadori</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788804655138</strong></br></br>

<p>1991, finale del Roland Garros, Agassi contro Courier. Nick Bollettieri, all'epoca allenatore di entrambi i campioni, sceglie di sedere nel box di Agassi. Questo sarà forse uno dei più grandi rimpianti della sua carriera. Il perché, insieme a molto altro, è raccontato in questa autobiografia, scritta in collaborazione con l'amico e collega di sempre Bob Davis. Bollettieri ripercorre la sua straordinaria esistenza, dall'esuberante famiglia di origini italiane agli anni folli dell'università, da quei pochi ettari di terreno su cui ha costruito il suo sogno ai trionfi sui campi centrali di Wimbledon e degli US Open. E parla senza peli sulla lingua dei suoi dieci giocatori divenuti poi numeri uno del ranking mondiale - tra cui Andre Agassi, Boris Becker, Jim Courier, Monica Seles, Serena e Venus Williams, Maria Sharapova, Anna Kournikova -, delle sue nove vite, delle otto mogli, dei sette figli, e di tutti i successi e le cadute che hanno costellato il suo percorso. Perché Nick Bollettieri ha vissuto ogni giorno senza respiro, con l'intensità di un tennista al tie-break.</p>
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Da appassionato di tennis, prima di leggere questo libro e dopo aver letto «Open» di Andre Agassi, non avevo poi un’opinione così negativa dell’autore, quanto meno a livello professionale. Dopo aver letto questo fin troppo autocelebrativo e autoincensante tomo la mia opinione è nettamente peggiorata. Autoritratto di un ignorante, presuntuoso e arrogante personaggio dotato di ego smisurato. Dimostrazione pratica e vivente che nella vita non conta la conoscenza ma «le conoscenze» e che con una fervida immaginazione, una lingua sciolta, una faccia di corno e un po’ di polli carichi di soldi da spennare si può fare tutto. Nel suo delirio di onnipotenza l’autore dimentica, o gli conviene dimenticare, che, di tutti i vari campioni che, a suo dire, avrebbe creato, gli unici che sono arrivati veramente in alto sono quelli che lo hanno mandato a quel paese per affidarsi ad altre persone veramente competenti e capaci come allenatori e manager. Tutti gli altri rimasti all’ombra della sua ingombrante presenza si sono «bruciati» relativamente giovani per infortuni vari e/o involuzione tecnico-tattica.