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C'era una volta la DDR

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Titolo: <strong>C'era una volta la DDR</strong></br></br>
Autore: <strong>Anna Funder</strong></br></br>
Editore: <strong>Feltrinelli</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2005</strong></br></br>
EAN: <strong>9788807171079</strong></br></br>

<p>Fonti ufficiose affermano che nella Germania dell'Est gli informatori al servizio della Stasi, la potente polizia segreta, fossero una persona ogni sei abitanti e nel dopo-1989, all'apertura degli archivi, con grande sorpresa si è scoperto quante famiglie allevassero al proprio interno informatori incaricati di riferire allo stato i pensieri e le aspirazioni dei propri familiari. In un libro scritto con una suggestiva tonalità narrativa, Anna Funder ci riconduce in quell'esperienza, ascoltando sia ex funzionari governativi e informatori, sia persone che hanno avuto la vita spezzata da una repressione immotivata.</p>
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<strong>C'era una volta la DDR</strong> è un libro di Anna Funder pubblicato da Feltrinelli nella collana Serie bianca: acquista su IBS a 12.75€!<br/>Anna FUNDER, <strong>C'era una volta la DDR</strong> (tit. originale Stasiland), traduz. Bruno Amato, p.256, Feltrinelli, ISBN 9788807171079 "Spiare per controllare" L'australiana <br/><strong>C'era una volta la DDR</strong> è un libro di Anna Funder pubblicato da Feltrinelli nella collana Universale economica. Saggi: acquista su IBS a 8.08€!<br/>Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. () Se sono stato informato correttamente quest’ordine diventa <br/>05/05/2017 · <strong>C’era una volta</strong> il Muro raccoglie il meglio della produzione della DEFA, l’impresa cinematografica della ex Germania Est, una serie di titoli <br/>Visita eBay per trovare una vasta selezione di <strong>c'era una volta la ddr</strong>. Scopri le migliori offerte, subito a casa, in tutta sicurezza.<br/>Alltag in der <strong>DDR</strong> . Museo nella Kulturbrauerei . Prenzlauerberg. 10: 00- 18:00 (chiuso il lunedì) Ingresso Gratuito. In uno strano film del 2012 “Branded – The <br/>Scopri <strong>C'era una volta la DDR</strong> di Anna Funder, B. Amato: spedizione gratuita per i clienti Prime e per ordini a partire da 29€ spediti da Amazon.
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Considero oltremodo lodevole quest’ opera: presenta concrete testimonianze di chi non solo ha subito il barbaro tentativo di imporre il disastroso modello marxista, ma anche di chi ha attivamente partecipato alla dolorosa realizzazione del tragico esperimento fallito. E lo sforzo dell’autrice, sotto il titolo originale di STASILAND è stato ampiamente premiato dall’enorme successo internazionale in oltre 20 Paesi in diverse lingue. E’ utile raccomandarne la lettura anche a chi non si rassegna ad accettare la fine del comunismo o che continua ad esaltarlo, facendo finta che quell’incubo non è mai esistito. Fornisce numerose concrete evidenze di com’era la società della diffidenza. Qui dimostra che per mantenere insieme il regime dovevano ricorrere alla più becera repressione, stimolando tutti a spiare tutti, arrivando la Stasi ad inventare tradimenti coniugali pur di estorcere anche false confessioni da usare come ricatti ed inserire la gente nel sistema di spionaggio. Diciamo le cose come stanno: gli intervistati spiegano la dimensione degli archivi recuperati della STASI. Ora, per ricomporre la carta semidistrutta, in 40 rimettono insieme 400 pagine al giorno: 100.000 all’anno a questo ritmo si impiegherebbero 375 anni per completarlo. Era questa, dunque, la tanto decantata società fraterna e giusta: quella della più stretta sorveglianza dietro i fili spinati e dei campi minati per evitare che la gente scegliesse la libertà? Ma se i racconti della Funder non bastassero a convincere dell’inutilità di tali metodi per realizzarla, agli ingenui fedeli nostalgici seguaci della dottrina bolscevica, possiamo raccomandare tante altre letture, e fra le quali SOCIALISMO di Ludwig von Mises è stata una delle prime in assoluto. Il grande liberale austriaco, infatti, già nel 1922 aveva profeticamente anticipato, da un punto di vista più strettamente economico, le ragioni per cui il delirio del sogno collettivista non avrebbe potuto resistere al severo giudizio della realtà.

Il libro ha il pregio di immergere il lettore nella vita quotidiana della DDR, anche in linea con la diffusa «Ostalgie» nella Germania contemporanea. E’ pur vero che c’è un atteggiamento di preconcetta diffidenza ed ostilità dell’autrice verso la DDR, la cui realtà qui non si vuole indagare a fondo. Ma oggi è facile parlar male della Germania Est… Magari un giorno i nostri posteri useranno le stesse argomentazioni per giudicare la follia di oggi, dominato dal capitalismo finanziario che strangola gli stati e suoi cittadini…

Il libro senz’altro manifesta una visione «occidentale» della Stasi, nel senso che parte con l’idea che la DDR fosse il regno del male e del controllo esasperato dei cittadini. Senza dubbio vero, ma un po’ di parte. Ciononostante, le testimonianze sono molto intense, e danno uno spaccato di come realmente le cose stessero in quel Paese prima della caduta del muro. A mio parere, un libro da leggere.

Un libro interessante e pieno di frammenti di vite quotidiane, uno spaccato sulla DDR che raramente ho trovato in altri libri. Certo, la tesi della Funder è chiara fin dalle prime pagine, alcuni passaggi non sono eccelsi ma trovo il libro valido. Quello che cercavo erano elementi di quotidianità e qui li ho trovati. Ho letto altri libri o saggi sulla DDR e quello che mi è sempre mancato sono le storie. Prevalgono quelle negative ed è in risalto l’aspetto paranoico della Stasi, ma su questo il titolo originale non mente («STASILAND»). E’ deprimente il fatto che non si possa affrontare l’argomento senza creare una disputa tra comunisti e anti-comunisti. Chi la pone in questi termini non ha capito molto degli intenti del libro.

Il libro é una discreta testimonianza di ció che accadeva all´interno della vecchia DDR da parte di chi quelle esperienze le ha vissute in prima persona. Tuttavia ho l´impressione che la funder non cerchi di capire che cosa fosse la DDR, piuttosto credo che lei abbia giá una sua idea preconcetta e cerchi solamente di trovare delle conferme alla sua tesi, abbandonandosi molto spesso a commenti del tutto personali (usa parole come orrore, ribrezzo anche quando chi racconta usa espressioni di malinconia nonostante la tragicitá del ricordo) ed ad accostamenti fuori luogo (che c´entra l´associazione giovanile socialista con la gioventú hitleriana??), senza contare che probabilmente dimentica che al di la del muro, a Berlino, negli anni 70 si moriva di eroina anche a 15 anni.