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Ci salveranno le vecchie zie?

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Titolo: <strong>Ci salveranno le vecchie zie?</strong></br></br>
Autore: <strong>Leo Longanesi</strong></br></br>
Editore: <strong>Longanesi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2005</strong></br></br>
EAN: <strong>9788830423282</strong></br></br>

<p>Le vecchie zie, tutte maestre, "fusti di quercia, dalle radici ben solide", "custodi dell'ordine classico", "fedeli gendarmi dello stato", e ancor più fedeli all'avarizia come "segno di decoro... atto di fede... principio morale... norma pedagogica". Romantico fustigatore dei costumi, Leo Longanesi sapeva benissimo che le vecchie zie, specie in via di estinzione, non ci avrebbero salvato, messe in soffitta come busti impagliati, spodestate dal progresso e da nipoti coi sogni a colori. Erano l'emblema di una borghesia dal candore provinciale antica già allora (nel 1953), che aveva fatto le ossa al paese e l'aveva tenuto in piedi, che amava le cose solide e ben fatte: Longanesi la guarda da lontano, con rispetto e un pizzico di nostalgia.</p>
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LUCIA RACCONTA FATIMA prima memoria. Il giorno 12 settembre 1935, i resti mortali di Giacinta furono rimossi da Vila Nova de Ourém e <br/>con tolkien alla scoperta della terra di mezzo di fabio trevisan  bruno cornacchiola, il protestante che voleva uccidere il papa, ma a roma di matteo carletti<br/>Etimologia del termine. La parola italiana libro deriva dal latino liber. Il vocabolo originariamente significava anche "corteccia", ma visto che era un materiale <br/>« Questa rivista non ha mai stampato le parole stirpe, era, cesarea, augustea Dio <strong>ci</strong> scampi e liberi dagli archi di trionfo e dai fasci coi festoni<br/>Si è sviluppato nel pubblico, non solo italiano, ma anche europeo e americano, un vivo interesse per l’ambientazione in epoche antiche della fiction.
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Leo Longanesi, genio dimenticato e del quale il destino ci ha privato troppo presto, all’età di 52 anni. Un genio «censurato» nelle scuole e nelle università dal monopolio della sinistra solo per la sua iniziale simpatia, poi rivista, per il Fascismo. Questo libretto raccoglie i suoi pensieri sulla classe borghese degli anni ‘50. Un ceto ormai degenerato, privo di valori e ideali, materialista, opportunista. Che ha dimenticato le buone maniere che pur gli sono appartenute fino a inizio ‘900. L’autore ha anticipato con geniale lungimiranza ciò che era solo agli stadi iniziali. Longanesi affida alle vecchie zie, dolci e impeccabili custodi delle vecchie sane abitudini e tradizioni, la speranza per un futuro migliore. Purtroppo loro non ci hanno salvato, ma almeno erano una speranza, oggi anch’essa andata via.

Attraverso una rappresentazione deliziosa del borghese degli anni 50 Longanesi ci rivela tutta la forza lungimirante e più che mai attuale del suo pensiero audace. Quanto è elegantemente labile il confine fra la sottile ironia e la spietata critica. Con quanta forza irrompe nel 2011 l’agnizione del piccolo borghese in una società che ostenta il cambiamento ma si smentisce a piè pari ad ogni barzelletta, ad ogni scandalo, ad ogni quarto di copertina con primo piano rigorosamente in bianco e nero. In fondo, col naso all’insù, siamo un pò tutti piccolo borghesi. Ma tant’è. Da leggere decisamente.