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O’Brian non smentisce il proprio talento e nonostante questo episodio della saga sia un po’ sottotono rispetto agli altri, leggerlo è sempre un piacere unico… Mi spiace che ci sia stata necessità di averla questa donna a bordo. La figura della Oakes non mi piace e non mi fa pena, nonostante il suo triste passato, ma nessuna donna deve salire su una nave della Royal Navy, tanto più su quelle comandate dal Capitano Jack Aubrey… Ha rovinato l’armonia e l’ambiente, anche se tutto sommato quest’avventura sembra solo un anello di congiunzione. O’Brian comunque vale sempre il tempo speso a leggerlo, sicuramente.
Non si può negare che questo romanzo sia un po’ meno «Cappa & Spada» degli altri. Solamente che, se si cercassero i duelli e la suspense a scapito della fedeltà al contesto, dello stile terso ed elegante e dell’amore per il romanzo, si torni a leggere Salgari o si ripieghi su Cornwell. O’Brian è unico e sublime. C’è tutto e solo quello che serve per creare la più bella saga storica della modernità. Evviva O’Brian.
non posso dire che il libro mi abbia entusiasmato. ma credo che sia una sorta di antefatto, o preludio, non saprei, ci aspetta qualcosa di grosso…. dopo tante avventure avvincenti noi lettori siamo diventati esigenti, e inflessibili, come i lord dell’ammiragliato! chi và per mare sa che la miglior virtù è la pazienza!…..pazienterò….
Seguo dall’inizio questo ciclo di romanzi. In questo, francamente, mi è mancato un po’ di tutto: le battaglie, le schermaglie Aubrey-Maturin, le liti con la suocera…