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In questa sua prima uscita letteraria l’autrice fa sfoggio di una semplicità narrativa disarmante, come se tutto accadesse perché accade, trascendendo il sociale, la storia e la geografia per entrare solo nel mondo dell’Uomo che in fondo è mondo in divenire ovunque. E il mondo intero è spettatore del mondo che lei racconta, con i personaggi che si ritrovano attori inconsapevoli nei ruoli nemmeno troppo simbolici che lei riserva loro.
In questa sua prima uscita letteraria di genere l’autrice fa sfoggio di una semplicità narrativa disarmante, come se tutto accadesse perché accade, trascendendo il sociale, la storia e la geografia per entrare solo nel mondo dell’Uomo che in fondo è mondo in divenire ovunque. E il mondo intero è spettatore del mondo che lei racconta, con i personaggi che si ritrovano attori inconsapevoli nei ruoli nemmeno troppo simbolici che lei riserva loro. E qui ho ritrovato nella mia memoria Richard Yates,riscoperto di recente come uno dei grandi classici del Realismo Americano, con Liars in love (Bugiardi Innamorati) fu liquidato per una prosa frettolosamente scambiata per inconsistente e che si arenava, così si disse, nel regno della Convenzionalità. In Colline Pisane ritrovo quella stessa consistenza di realismo tra un prima e un dopo di continuità, senza scossoni. Con la scrittura che in terza persona diventa affabulazione (la terza persona non vive, racconta), ed una terza persona che non è moralista, che non osserva di nascosto, ma è solare e a sprazzi anche moderatamente partecipe e compiaciuta. Con la cronaca che è essenziale e funzionale solo alla comprensione dei fatti.
E’ un libro per chi ama i racconti brevi, ironici, a volte tragicomici che però fanno riflettere. Fa conoscere una Toscana diversa da quella da cartolina, forse più simile ad una qualsiasi provincia italiana nonostante i personaggi parlino a volte in dialetto. E’ curioso e originale.