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Con parole precise. Breviario di scrittura civile

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Titolo: <strong>Con parole precise. Breviario di scrittura civile</strong></br></br>
Autore: <strong>Gianrico Carofiglio</strong></br></br>
Editore: <strong>Laterza</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788858118887</strong></br></br>

<p><br><b>«L'oscurità della scrittura è profondamente antidemocratica. E lo è tanto più quando riguarda le leggi, la loro interpretazione, la loro applicazione. Testi che hanno il potere di modificare la vita di ognuno di noi, agendo sulle regole stesse della convivenza sociale. Per questo la chiarezza del diritto non può essere considerata meno importante della sua certezza».</b><br><br> <i>Con parole precise</i> più che un titolo è una risposta. Una risposta sintetica e frontale alla domanda: come bisogna scrivere? Dicendo "con parole precise" non si indica una qualità, ma un modo. Un modo di argomentare, di comunicare, di esprimersi. Come? Con parole precise. Un po' come dire "ad alta voce". E con la sua inconfondibile voce, Gianrico Carofiglio ci propone un decalogo, un prontuario, un breviario (questa è la parola precisa) della scrittura onesta, coltivata, democratica: in una parola, civile. Ci spiega perché tanti testi giuridici - ma anche politici, burocratici, aziendali - sono scritti male. Ma soprattutto ci spiega come fare a scrivere bene. Contrapponendo, all'astratta e compiaciuta opacità di certa lingua delle istituzioni, la concretezza di una scrittura sobria e attenta. Una scrittura bella: dunque più efficace e più persuasiva. Perché scrivere bene ha un'attinenza diretta con la qualità del ragionamento. Implica chiarezza di idee da parte di chi scrive e provoca in chi legge una percezione di onestà. Come sosteneva Calvino, infatti, «cercare di pensare e d'esprimersi con la massima precisione possibile proprio di fronte alle cose più complesse è l'unico atteggiamento onesto e utile»</p>
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Concordo con il messaggio fondamentale: chi è a capo delle istituzioni, in particolare in ambito giuridico e politico, non dovrebbe usare un linguaggio oscuro e contorto spesso dietro ad esso si nasconde, infatti, l’impreparazione della classe dirigente, tentativi di manipolazione o modi per mantenere i propri privilegi. Ho qualche perplessità sulla parte iniziale del libro, è vero che «formulare un’affermazione comporta un impegno di verità e correttezza nei confronti dei destinatari» e «alla perdita di senso dei discorsi consegue una pericolosa caduta di legittimazione delle istituzioni» ma la democrazia si fonda soprattutto sui fatti e sul rispetto delle altrui idee: possibile che il corpo elettorale sia formato da un gregge di pecore che votano in base agli slogan e non ai programmi? O che quando perde il tuo partito è solo xché, nonostante la superiorità ideologica, morale, intellettuale,ecc… i suoi leader non sono abili comunicatori? A parte ciò, lodevole tentativo x riportare l’attenzione sul cittadino, destinatario di norme, regolamenti, informative: ha il diritto di conoscere, capire, partecipare alla vita pubblica.