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Piacevole, leggero, gradito anche a chi non si dedica all’arte del correre. Un buon amico con cui passare un po’ di tempo e … magari con cui pianificare un nuovo modo di passare il tempo: dedicarsi all’arte di correre!
Mi è piaciuto sì e no! E provo a spiegare perchè. Sì. Alcuni racconti sono sapidi e leggeri, vagamente umoristici, non si capisce dove finisca la realtà e da cominci l’effetto caricaturale. E, ovviamente, queste parti dei racconti (spesso, dichiaratamente, elaborati a quattro mani dai due autori) sono farina del sacco di Giovanni Storti, runner ma rima ancora intrattenitore. Sì. Alcuni racconti di imprese podistiche, come il lungo resoconto «in soggettiva»del Tor des Geant (opera di Franz Rossi, suppongo). Sì. IL fatto che passi attraverso le parole dei due narratori l’idea di un modo di correre che sia anche stile di vita e strumento che fa vivere meglio (se non addirittura non «salva» la vita). No. Alcuni racconti si disperdono in un eccesso di superficialità e sono forse troppo sbrigativi. No. Probabilmente,si evidenzia, un residuo di disomogeneità, per cui le varie parti sono un po’ troppo scollate tra loro, come se tradissero la loro origine di un insieme di scritti, non ben unificati da un filo conduttore sufficientemente forte. Sotto questo profilo ho apprezzato molto di più il libro partorito da Roberto Giordano - pure lui uomo di spettacolo, oltre che runner - sulle sue esperienze di corsa: molto più tipizzato e non soltanto guida ironica e disincantata al mondo del running, ma anche valido come Baedeker di viaggio del podista che voglia intraprendere viaggi di corsa anche in luoghi inconsueti. L’opera degli amici Franz Rossi e Giovanni Storti va sicuramente letta e apprezzata: del resto i podisti, purché si parli di corsa, sono lettori di bocca buona, ma per un’opera pubblicata da Mondadori mi sarei atteso qualcosa di più. La presenza di Giovanni Storti nel team degli autori e la sua popolarità come attore comico, indubbiamente, ha facilitato l’apertura di molte porte. Se mi sento di consigliarlo agli amici runner? Sì, leggetelo e divertitevi, assorbendo nello stesso tempo qualche bella pillola di saggezza sul Running World!
Onestamente, lo trovo un non libro. Lo stile è veramente imbarazzante, ordinario e sempre banalissimo, zeppo di imprecisioni. La «panissa» quale piatto tipico di Savona su tutti, quando è noto che è originario delle zone delle risaie. Non ho approfondito altre descrizioni, che mi sembravano già in prima lettura fuori luogo. Inadatti alla descrizione di luoghi e situazioni, nessun approfondimento introspettivo, nessun pathos, almeno per me. Molto meglio come attori comici, o come comici attori. I libri sono tutta un’altra cosa.
Un bel libro, anche rispetto a certe cose che escono di questi tempi. Anche se a livello di comicità si poteva esagerare di più, perché certe scene (vedi la supposta) sono impagabili. Penso che andrò a ripescarmi quello del Giacomino. E aspetto avidamente quello dell’Aldone.