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Bellissimo e avvincente, ho ridotto le ore di sonno per finirlo. Consigliatissimo.
Ho impiegato parecchi giorni per leggere questo libro. Nella prima parte, ho fatto fatica ad ingranare perchè la storia procedeva lenta, salvo poi trovare il giusto ritmo e il crescente interesse. Ho apprezzato particolarmente la profonda umanità e credibilità dei personaggi e l’assenza di sensazionalismi, effetti speciali e colpi ad effetto. Questi elementi hanno reso la storia assolutamente verosimile. Non ho apprezzato, invece, l’eccessiva verbosità e il fatto che pagine e pagine venissero dedicate all’analisi dei medesimi aspetti. Forse, uno stile un po’ più brillante e snello avrebbe reso la lettura più godibile.
Come per gli altri libri dela serie di Wallander, anche questo episodio è completo di tutti gli elementi sia del giallo, delle vicende personali del protagonista e dei soggetti che ruotano intorno a lui (colleghi, figlia, ex-moglie, padre, ecc.) che dei suoi dubbi esistenziali. In questo quadro i delitti e le vicende dell’assassino si inseriscono non come preponderanti, ma quasi come un corollario in una storia composita. E questa è la caratteristica di tutti i romanzi di Mankell. E’ per questo che i suoi libri sono tutti validi, leggibili, scorrevoli, piacevoli e interessanti.
Mi riesce difficile dare una valutazione a questo libro, in quanto presenta sia elementi di pregio che lo rendono abbastanza godibile e, in parte, anche appassionante, sia elementi negativi che ne diminuiscono il valore. In sintesi, gli elementi positivi: scrittura pulita, personaggi umani e non invincibili, finale in crescendo elementi negativi: ritmo molto lento, troppe, eccessive e ripetitive le osservazioni dei detective (ma quante riunioni fanno gli investigatori svedesi? E quanto caffè bevono?), infine troppi personaggi che con la vicenda hanno poco a che fare. In conclusione, voto 3,5 su 5.