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Davvero interessate!!!!
Con una certa riluttanza ho acquistato il libro, spinta unicamente dalla curiosità di leggere un giallo che certamente sarebbe stato strutturalmente diverso da quelli prodotti dai maestri scandinavi.Devo dire che mi sono ricreduta. Al di là della storia in sè, il libro permette di penetrare la storia cinese con continui riferimenti alle epoche passate, incursioni indispensabili per comprendere la storia contemporanea di questa Nazione. Estremamente utili e ben strutturati i rimandi al periodo della Rivoluzione Culturale. Nonostante l’incursione del mondo occidentale, presente mediante il lavoro di traduttore di gialli americani dell’ispettore capo Chen, si fa sentire molto bene la cultura cinese epurata da stereotipi. Molto belli i frequenti riferimenti a Confucio. L’unica cosa sulla quale, a mio parere, l’autore ha ecceduto è la descrizione, a volte fin troppo dettagliata, delle pietanze servite nei ristoranti. Questo è il primo libro che leggo di questo autore e certamente mi servirò nuovamente di lui per approfondire la conoscenza della società e della cultura cinese.
Il genere ‘giallo’ solo da poco viene considerato importante per capire la società nella quale si svolge la storia. Nei regimi totalitari il genere giallo di fatto non esiste (sono società perfette, nessun crimine può esistere!). Anche il giallista Qiu Xiaolong, ormai americano, ci descrive la Cina del cambiamento attraverso i casi ‘politici’ assegnati al Chief Inspector Chen Cao.Questo come gli altri romanzi sono uno straordinario studio sociale della Cina urbana e rurale, dove storia, politica, letteratura, gastronomia e umanità si mescolano in un affresco strordinario e intrigante. Xiaolong è un grande scrittore di gialli. Lo consiglio a chi è incuriosito dalla Cina e dalle sue radicali e rapide trasformazioni, ma anche a chi vuole conoscere qualcosa di più della storia della Cina di Mao. E poi la sua Shanghai diventata così familiare anche a chi non c’è mai stato!Prima o poi farò un viaggio alla ricerca dei luoghi dei suoi romanzi! Buona lettura!
La vendetta è un piatto che va mangiato freddo? questo libro è pieno di proverbi, citazioni, modi di dire … ma tutto ruota intorno ad un detto non detto: «la vendetta è un piatto che va mangiato freddo». Solo che vendicarsi vuol dire trasformarsi da vittima in carnefice ed allora anche la ricerca della giustizia diventa una plateale ingiustizia. E chi siamo noi per giudicare? Come ci comporteremmo se fossimo noi le vittime, una volta accertato che non c’è possibilità di giustizia, se non quella che deriva dal «farsi giustizia da soli»? Un giallo cinese (non ridete … lo so che tutti i cinesi sono gialli!) che pesca nella letteratura (anche quella europea, spaziando dal Conte di Montecristo ad Amleto) ma soprattutto nella psicologia (scienza «quasi» esatta ma completamente bistrattata durante il periodo maoista della Rivoluzione Culturale). Un ispettore che, trasferito nel nostro mondo, potrebbe tranquillamente reincarnarsi in Montalbano: come il commissario di Camilleri ama la buona cucina. E se Montalbano ci ha abituato ai piatti tipici siciliani, l’ispettore Chen ci fa conoscere le delizie cinesi (anche le più orripilanti). Quuatrocento pagine indimenticabili che ci aiutano a conoscere molti aspetti nascosti della Cina e della sua storia più recente. Da non perdere. E da non giudicare. Paolo Federici