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Dice Matteo. Il rabbi che amava, seguiva, interpretava Gesù

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Titolo: <strong>Dice Matteo. Il rabbi che amava, seguiva, interpretava Gesù</strong></br></br>
Autore: <strong>Silvia Giacomoni</strong></br></br>
Editore: <strong>Longanesi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2007</strong></br></br>
EAN: <strong>9788830424395</strong></br></br>

<p>Sappiamo tutti che Gesù è nato a Betlemme, che i magi gli hanno reso omaggio, Erode ha cercato di ucciderlo, Giovanni lo ha battezzato che raccontava parabole, sanava gli ammalati, discuteva coi farisei: ed è morto crocifisso. Ma le sue parole e azioni non cessano di suscitare, nel lettore comune, domande e dubbi, ai quali "Dice Matteo" cerca di dare risposta restituendo il contesto storico in cui Gesù è vissuto e il primo vangelo è stato scritto. Silvia Giacomoni si immedesima in Matteo, si appropria della sua cultura per ridire la sua storia di Gesù e far capire a noi quanto intendeva comunicare ai suoi primi lettori. Come nella "Nuova Bibbia Salani", in "Dice Matteo" le parole della Scrittura suonano forti e vive, si aprono e ci vengono incontro: per presentarci in primo luogo l'uomo che ha trasformato il modo di intendere il rapporto tra Dio e l'umanità, quindi i problemi affrontati dal "biografo" Matteo per darne conto, e i modi in cui le sue soluzioni sono state accolte nel corso dei secoli. Il linguaggio semplice e incisivo di Silvia Giacomoni rende vivo il tempo in cui Gesù agisce e parla, la giustizia cui obbedisce Giuseppe nell'accogliere come proprio il figlio di Maria, l'impurità cui Giovanni si oppone battezzando, la fedeltà alla legge di Israele dei farisei, la devozione dei sacerdoti al Tempio, la complessità del giudaismo dei tempi di Gesù e di Matteo.</p>
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GESU' il NAZARENO, ..NON di Nazarethla moglie ed il FIGLIO "segreto" di Gesu' <strong>Gesù</strong> era il cugino di Nerone. Paolo di Tarso suo figlio?
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Dopo avere riscritto per i tipi di Salani l’Antico Testamento, portandolo più vicino alle nostre conoscenze, Silvia Giacomoni ha preso in mano il Nuovo Testamento, iniziando ovviamente da Matteo: il primo dei vangeli per la tradizione cristiana, che considera come suo autore il cambiavalute Levi che fu uno dei primi discepoli del Cristo. Il risultato è questo libretto. Il punto di vista adottato è senza dubbio filologicamente corretto. Matteo scrive infatti per una comunità di ebrei-cristiani, subito dopo la distruzione del Tempio è quindi necessario spiegare il contesto di tutta una serie di citazioni specifiche di passi della Bibbia, oltre a quelle implicite (secondo la Giacomoni, il citare quasi solo i farisei dipende dal fatto che dopo la Diaspora l’ebraismo si sarebbe trasformato, divenendo «rabbinico» e legato appunto al seguire minuziosamente le prescrizioni legali del Pentateuco). Anche la scelta di alcuni passi dell’Antico Testamento per fare rileggere il vangelo in maniera più vicina a quanto avrebbe potuto fare un ebreo della fine del primo secolo d.C. è positiva. Però credo che la Giacomoni avrebbe potuto osare molto di più nella modernizzazione del testo, che in molti punti è praticamente identico a quanto si trova nelle edizioni «ufficiali