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Anche questa volta rankin non si smentisce e fabbrica un libro in cui le storie si intrecciano in modo inaspettato e imprevedibile.. da leggere, come del resto anche tutti gli altri di questa serie..
Ambientato durante il G8 di Edimburgo del 2005, l’ispettore Rebus e la sua collega Siobhan Clarke si ritrovano tra le mani un indagine delicata e 3 casi che durante la narrazione danno l’impressione di incrociarsi o di allontanarsi a seconda che dei nuovi indizi che vengono alla luce. Solo alla fine, come per la migliore tradizione gialla, il quandro complessivo si chiarisce anche se come sempre nei romanzi di Rankin anche risolvendosi, le questioni rimangono aperte. Qui si parla di G8, di manifestazioni no global, di rapporti ambigui tra i paesi ricchi e quelli poveri e di rapporti sempre delicati per chi subisce violenze e non si da per vinto. Chi deve indagare è spesso in difficoltà di fronte a queste ramificazioni e blocchi che posso venire anche dal loro interno. Leggere Rankin è sempre un piacere.
Io lo trovo eccellente, come gli altri suoi libri peraltro. Nessuna pagina è di troppo, il plot non è affatto banale e Rankin è una spanna sopra molti altri scrittori. Diciamo che rispetto alla Bartlett o alla Vargas è molto meno ironico, anzi la sua Scozia di ironico ha proprio poco. Ma questo non è un difetto, è il suo stile.
Ho letto tutti i libri di Rankin e amo Rebus, Shiv ed Edimburgo quasi quanto Petra, Garzòn e Barcellona ma arrivato alla fine di questo libro ho l’impressione di essere stato trascinato per quasi cinquecento pagine in qualcosa di slegato, inconcludente e poco appassionante. Restano personaggi ed atmosfere ma in conclusione sono d’accordo con Franca.