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Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce

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Titolo: <strong>Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce</strong></br></br>
Autore: <strong>Maurizio Ferraris</strong></br></br>
Editore: <strong>Laterza</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2014</strong></br></br>
EAN: <strong>9788858110652</strong></br></br>

<p>Una società priva di memoria e di registrazioni è inimmaginabile, poiché ogni ruolo e ogni accordo poggia sulla memoria, e ogni comportamento sull'imitazione: ecco perché gli archivi e i documenti sono centrali nella vita della società e dei singoli. La centralità della 'documentalità' è ancor più evidente di fronte ai fenomeni macroscopici degli ultimi anni: l'esplosione dei sistemi di registrazione e di scrittura, dai computer ai telefonini al web, che non solo hanno trasformato la nostra quotidianità, ma che hanno anche messo in luce l'essenza della realtà sociale, il fatto cioè di basarsi in modo non accidentale, ma essenziale, su iscrizioni e registrazioni.</p>
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Maurizio Ferraris (Torino, 7 febbraio 1956) <strong>è</strong> un filosofo e accademico italiano. Dal 1995 <strong>è</strong> professore ordinario di filosofia teoretica presso la Facoltà di <br/>Ferraris, Maurizio. − Filosofo italiano (n. Torino 1956). Allievo di G. Vattimo, influenzato da J. Derrida, ha esordito come teorico dell’ermeneutica prima di <br/>di Maurizio Ferraris [<strong>È</strong> uscito nelle scorse settimane Mobilitazione totale di Maurizio Ferraris (Laterza), un saggio sul significato e sugli effetti della rete sulla <br/>Nel V secolo, Isidoro di Siviglia spiegò l'allora corrente relazione tra codex, libro e rotolo nella sua opera Etymologiae (VI.13): "Un codex <strong>è</strong> composto da molti 
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Non mi è stato facile leggere questo saggio. Ferraris ha scritto un’opera monumentale, che non solo presenta una tesi (la documentalità come base della conoscenza, appunto) ma nel contempo costruisce un sistema completo tutto attorno. E non lo fa usando una profusione di paroloni (beh, in effetti ce ne sono tanti, a volte mi sono dovuto mettere a consultare un dizionario) ma con tanti esempi terra terra che mi sono risultati perfettamente chiari quando li ho letti, ma che poi tendevo a dimenticare immediatamente, tanto che sono stato costretto a rileggere praticamente ogni paragrafo. La colpa non è sua, ribadisco, ma mia… evidentemente non sono fatto per la filosofia. Però Ferraris è buono, e oltre a spiegare all’inizio cosa vuole fare ha anche inserito al termine del tomo un riassunto delle sue tesi, che aiuta davvero molto. Lettura profittevole solo per chi voglia davvero mettersi a studiarlo, mi sa.

Questo libro fa venire in mente Lord Byron: «‘Tis pleasant, sure, to see one’s name in print /a book’s a book, although there’s nothing in it». Oggi la filosofia sembra diventata lo scudo fiscale dell’ignoranza.