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Questo libro purtroppo è solo la cronaca sconclusionata, ossessiva e ripetitiva degli amplessi (tra l’altro inutilmente dettagliati, a mio giudizio) di un personaggio fortemente disturbato psicologicamente. Come dice giustamente Larissa, se togliamo tutte le ripetizioni il libro potrebbe stare entro le 100 pagine, noiosette anch’esse. Ho resistito alla tentazione di mollarlo a metà solo per la curiosità di sapere come andava a finire. Beh che dire? Sono stato ampiamente ricompensato perché in questo modo mi sono goduto uno dei finali più insulsi che io ricordi. Per non parlare poi delle ultime pagine «extra». Da dimenticare.
Che dire? A me Marco Vichi piace anche. A tratti è spumeggiante, a tratti profondo e cupo. Ma ha una scrittura veloce, appassionante ed è malinconicamente visionario. Questo libro, però, non è un inno alle donne. Anche se Filippo Landiani dice di amarle tutte, io di amore non parlerei. Piuttosto di cupe ossessioni. E l’amore non è sempre ossessione. Ricorda tanto Ammaniti. Ridondante fino allo sfinimento. Se avesse tolto le parole «sigarette
Ho un grande rispetto ed amore per i libri ma , nella lettura di «Donne donne» , mi sono dovuto fermare ad una sessantina di pagine . Si narra la storia di uno scrittore fallito che vive in un sordido appartamento e si ciba prevalentemente di mele marce .Lo stesso esce quasi esclusivamente a notte fonda e s’incontra , talvolta , con donne alle quali formula inviti che vengono da quest’ultime disattesi . Un libro da dimenticare !
per cortesia, state alla larga da questo libro noioso, ripetitivo e privo di trama. dalla mattina alla sera il protagonista non fa che sudare, bere, fumare, crollare in un sonno comatoso, correre dietro alle donne e tentare di scrivere. le poche azioni sono soffocate da un mare di frasi fotocopia. fino all’epilogo, una poco credibile e fulmineo successo editoriale. personaggi senza spessore per una storia senza senso. Peccato rispetto a qualche altra storia di Bordelli. risparmiatevi qualche euro e una lettura noiosa.