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Donne, madonne, mercanti e cavalieri è uno strano saggio storico, così diverso da quelli a cui ha abituato Alessandro Barbero, il cui talento e la cui competenza sono fuori discussione. Per comprendere meglio ciò che intendo dire mi avvalgo di un passo della sua introduzione all’opera in cui viene specificata la finalità della stessa infatti Barbero scrive «Chi erano, come pensavano, come vedevano il mondo uomini e donne del Medioevo?». Il compito che si è assunto lo storico torinese, cioè mostrarci come era la società dell’epoca, appare assai arduo, perché le fonti sono purtroppo limitate e i mezzi per la conoscenza sono quasi inesistenti. I personaggi, che inconsciamente ci descrivono il mondo medievale, sono tre uomini e tre donne, una giusta par condicio, soprattutto in un periodo storico che vedeva il massimo assoggettamento della femmina al maschio. Ne esce il quadro di un medioevo non statico, ma che va progressivamente A questi personaggi (frà Salimbene da Parma, Dino Compagni, Jean de Joinville, Caterina da Siena, Christine de Pizan e Giovanna d’Arco) va riconosciuto il merito di essere riusciti a parlarci di un mondo ormai passato ad Alessandro Barbero va il nostro plauso per essere riuscito a realizzare lo scopo di questo saggio, realizzando un’opera di grande interesse e di piacevole lettura.
Un lettura piacevole che, attraverso personaggi in parte esemplari e in parte eccezionali rispetto alla loro epoca, racconta aspetti del basso medioevo fra i più vari. Lo stile è colloquiale, informale, da chiacchierata. Un discreto inizio in vista di letture più impegnative.