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Davvero emozionante!! Letto tutto d’un fiato
Krakauer è capace di prendere persone fuori dal normale e raccontare la loro vita in modo parteceipato e dettagliato. L’ha fatto con Chris McCandless e lo fa con Pat Tillman. Persone impregnate di idealismo che si ritorce loro contro e li porta alla fine precoce. Tillman era un affermato giocatore di football americano e già dimostra la sua indole fuori dal comune quando rifiuta un contratto principesco per rimanere nella sua prima squadra, quella che aveva creduto in lui. I compagni squadra girano con lussuosi SUV e lui con una vettura usata. Dopo l’11 settembre 2001 avverte la necessità di arruolarsi, ma ben presto si scontra con la retrograda, machista e sciocca mentalità militare. Capisce che la sua scelta è discutibile, ma tiene duro. Rifiuta persino una possibilità di interrompere la ferma triennale. Alla fine cade in Afghanistan, in una guerra in cui non credeva, in un Esercito in cui non credeva per un Presidente in cui non credeva. Cade per mano di fuoco amico e per settimane il Governo USA tiene celata la verità per tentare di costruire un mito americano. La verità, grazie alla madre e al fratello, alla fine emerge, seppure faticosamente. Pat Tillmano forse è morto più per se stesso che per il suo Paese.
La storia raccontata mi ha coinvolto molto per buona parte del libro, diciamo per ¾ di libro. L’ultima parte l’ho trovata piuttosto noiosetta, le ultime pagine ho proprio fatto fatica a leggerle. Però fin quando si parlava della storia di Pat mi è piaciuto molto!!
Si teme la retorica, si temono i luoghi comuni e la faziosità, si teme di leggere una storia tra le tante che nulla più aggiunge o sottrae a quanto si era già detto, a quanto si era già ascoltato si teme…ma alle volte si sbaglia. Krakauer non è uno scrittore di serie B in cerca di consensi popolari che possano suggellare l’inaspettato successo ottenuto con il suo precedente lavoro (ottenuto più che altro grazie al film di Sean Penn). No Krakauer è uno scrittore con tutti gli attributi del caso: non bada a polemiche, voci di corridoio o maldicenze, lui cerca i fatti, lui vuole la realtà e ottenutala la riporta senza mezzi termini (vedasi la cruenta descrizione delle condizioni del cranio di Tillman al momento della sua morte) in nome di un valore che ben pochi scrittori ormai conoscono: la verità storica. E, come un faro che buca il muro di nebbia burocratica eretto dalla politica autoconservativa di certe figure pubbliche, Krakauer, senza tralasciare nulla che possa destare fuorvianti interpretazioni, riporta gli avvenimenti che hanno inevitabilmente condotto alla morte dell’ex giocatore dei Cardinals, riporta i retroscena che sono susseguiti e le gigantesche insabbiature che le alte sfere della politica USA hanno organizzato per tentare di portare dalla loro l’opinione pubblica. Peccato che lo stile asciutto e concreto di Krakauer scada un po’ negli ultimi paragrafi rimandando leggermente a quelle note retoriche inizialmente così temute, ma questa debolezza conclusiva non stona più di tanto e in fondo è la proclamazione del bisogno di dare un degno finale ad una vicenda altrimenti troppo schietta nella sua banale e cruda realtà. C’è un termine coniato da qualche antico compagno d’arme di Pat che descrive perfettamente quanto accaduto e che riassume il significato del libro, è un acronimo assolutamente calzante: «SNAFU