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E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma

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Titolo: <strong>E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma</strong></br></br>
Autore: <strong>Emilio Gentile</strong></br></br>
Editore: <strong>Laterza</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2014</strong></br></br>
EAN: <strong>9788858113240</strong></br></br>

<p>Fece fessi tutti": la frase, niente affatto elegante ma volgarmente efficace, fu usata nel 1949 da Cesare Rossi, uno dei più stretti collaboratori di Benito Mussolini nei primi anni del fascismo, per descrivere l'abilità con la quale il giovane duce, alla vigilia della "marcia su Roma", mise nel sacco tutti i maggiorenti della classe dirigente liberale, che avrebbero potuto impedirgli di diventare il capo di un nuovo governo. Giolitti, Nitti, Orlando, Salandra e Facta caddero nella trappola delle trattative che Mussolini condusse separatamente con ciascuno di loro, fra settembre e ottobre del 1922, lasciando credere a ognuno che l'avrebbe preferito come presidente del Consiglio in un ministero di coalizione con la partecipazione dei fascisti. E mentre il duce trattava, il partito fascista mobilitava la sua organizzazione armata per la conquista del potere. Con l'inganno, dunque, Mussolini "fece fessi tutti", ma le negoziazioni non sarebbero neppure iniziate senza il dispiegamento della forza del partito fascista che, usando la violenza, dominava incontrastato in gran parte dell'Italia settentrionale e centrale e sfidava apertamente lo Stato con la sua milizia armata. In effetti, non furono le trattative con i vecchi governanti ad aprire al partito fascista la via al potere, ma fu l'insurrezione squadrista che indusse il capo dello Stato monarchico a cedere alla pretesa di Mussolini di avere l'incarico di formare il nuovo governo...</p>
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Una ricostruzione completa e ben dettagliata (forse anche troppo), del biennio che portò il fascismo al potere. Gentile riesce bene nell’intento di descrivere il clima di violenza e complicità, che uniti alla pavidità e all’incapacità di una classe dirigente liberale ormai debole e screditata, hanno portato alla marcia su Roma e al conseguente avvento di Mussolini alla Presidenza del Consiglio. Saggio decisamente utile, non solo per comprendere quei decisivi anni della nostra storia, ma che ci aiuta a riflettere anche su alcune dinamiche in comune con l’odierno scenario politico, e i suoi protagonisti.

Con notevole piglio narrativo, incalzante nel ritmo come nel procedere degli eventi, Gentile ci offre in presa diretta lo spettacolo triste e indecoroso della presa del potere fascista nel fatidico ottobre del ‘22, anno della marcia su Roma. Da un lato uno squadrismo violento e coercitivo che dilaga in Italia a partire dal ‘21 dall’altro una classe dirigente liberale fiacca e inconcludente: ecco la micidiale miscela, solo apparentemente irresistibile, che consegna subito il paese ai fascisti, almeno politicamente. Ma è sulla natura violenta del PNF in quanto partito milizia, sul suo essere strutturalmente basato su di un’organizzazione armata di tipo insurrezionale che Gentile appunta le sue riflessioni più storiograficamente rilevanti. Sono le armi squadriste operanti nel Centro Nord soprattutto agrario che, a suo modo di vedere, hanno consegnato governo e paese in mani fasciste, con lo stesso Mussolini più spesso spettatore delle azioni violente che artefice degli eventi, li dove la dimensione localista dei Ras di provincia prevale su quella centralista del capo. Ottimo libro, scritto da un autorevolissimo storico che è anche un narratore di razza.

Pur trattando argomenti che chiunque abbia fatto negli anni ‘60 un liceo dovrebbe sapere benissimo, Gentile in questo suo lavoro ci porta dentro quei quattro anni (dalla fine della guerra ai giorni successivi alla Marcia su Roma) dandoci molti aspetti nuovi: del resto è questo che ci si aspetta da uno storico serio. E’ chiaro che non si può considerare quegli anni con la nostra mentalità odierna, ma non si riesce a comprendere come questo manipolo violento, ma anche sgangherato, possa essere arrivato al potere instaurando una dittatura che poi portò l’Italia a quel destino che conosciamo. Sicuramente l’abilità di Mussolini fu enorme, ma anche la dabbenaggine dei suoi oppositori ci mise del suo. E tutto per la paura del socialismo e del bolscevismo.