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Bel libro, sia sul piano del poliziesco che su quello delle vicende umane e psicologiche dell’ispettore Barbarotti…ma la trama mi sembra troppo «ispirata » ad un classico di Agatha Christie, «The ABC murders » ( La serie infernale in italiano ) per meritare un voto piu’alto..
Ogni volta ci ricasco…leggo nelle recensioni paragoni tra Mankell e Nesser che raccontano come il secondo sia quasi all’altezza del primo…e allora riprovo a leggere Mankell: niente da fare, Nesser è uno scrittore di romanzi in cui il delitto è solo un pretesto per un indagine psicologica raffinata, da romanziere appunto (in questo libro come nel suo capolavoro «Carambole»). Mankell scrive libroni da ombrellone, si bevono come un bicchiere d’acqua fresca e sono altrettanto persistenti (Larsson non va molto più in la…meglio i film). Nesser per tutta la vita!
Bellissimo e originalissimo, scritto in maniera eccellente. Il finale è a sorpresa, e al lettore restano anche alcune piccole incognite che può provare a chiarire da solo, se crede, ma il caso è risolto. Piacevole figura, molto umana, quella di Barbarotti, anche se come detective non sembra un fenomeno. Gradevoli tutte le altre figure di contorno, bellissimo e , ripeto, originale, il profilo complesso del colpevole, che si scopre solo nelle ultime pagine. Per finire: nulla che intacchi il mio «5» , ma questo «allright» che tanti hanno criticato, è sinceramente un delirio. Non so cosa darei per poter parlare con la traduttrice e chiederle non solo com’era davvero la situazione nell’originale svedese, ma anche e soprattutto se non si è resa conto della ripetitività ossessiva del termine, chiaramente fastidioso. Infine, se proprio vogliamo fare i pignoli, anche il termine stesso è sbagliato: in inglese si dice o «alright» ( con una elle), oppure «all right
Niente male,un poco particolare, ma Nesser non si discute. Vorerei anch’io soffermarmi un attimo sulla questione - sollevata anche da altri - del fastidiosissimo «allright