|
E’ difficile riuscire a leggere tutti i soprusi e le angherie che la famiglia di Lorenzo ha dovuto subire senza potersi ribellare. Ci crediamo un paese tanto civile ma la nostra è solo una maschera. Tutto quello che viene descritto nel libro è una realtà che ormai diamo quasi per scontata: una famiglia distrutta dal delinquente di turno che viene quasi giustificato, se non protetto da altri oppressori che invece dovrebbero proteggere la legalità. Gli autori del libro, persone che credono fermamente nei valori veri, hanno voluto dare una testimonianza di quello che accade nel nostro paese alle vittime di questa come di altre angherie. In ogni pagina si esprime il loro grande dolore ma anche quella che era la loro fiducia verso le istituzioni che avrebbero dovuto punire i colpevoli di questo scempio. E il trattamento che hanno ricevuto rispecchia appieno la prevaricazione del malaffare e dei furbacchioni che in ogni campo manovrano ormai tutto il paese. Lorenzo era un ragazzo eccezionale, spazzato via da quella parte di società che si sente in diritto di vivere senza regole in un paese dove manca la certezza della pena e dove l’ingiustizia regna sovrana.
Ogni parola di questo libro è un macigno per il cuore e per le coscienze. Il dolore della famiglia trascende e invade la società. Tuttavia il dolore e il grande amore per questo giovane diventa una voce potente di una battaglia contro l’inciviltà e il quasi silenzio delle istituzioni. E’ un monito che deve essere accolto, ascoltato e diffuso. Un libro che tutti dovremmo leggere.
Da leggere! Perché e’ un libro che non ti aspetti, dentro c’e’ tutto: la gelida burocrazia, i sentimenti, l’amore. E hanno avuto un bel coraggio gli autori, perché non si risparmiano nomi e cognomi!
Bella storia (tutta documentata nei dettagli) che racconta quello che accade a una famiglia italiana quando un figlio viene ucciso da un guidatore ubriaco e drogato: indagini superficiali, giustizia inesistente e arrogante, tanta burocrazia e nessuna attenzione per la famiglia. Ma soprattutto nessuna pena per chi uccide, perché nella mente dei giudici e in quella del legislatore prevale l’aggettivo «colposo» sul sostantivo «omicidio». In realtà non si tratta di omicidi colposi ma di «omicidi stradali» e per questo tante associazioni di familiari di vittime si stanno battendo per introdurre il reato di omicidio stradale nel nostro ordinamento. Accanto ad uno stato assente che tratta le vittime e i loro parenti e amici come colpevoli e protegge i colpevoli come se fossero delle vittime, fortunatamente c’è una società civile che si ribella per cercare di migliorare lo status quo. E il libro indica nei giovani la speranza per un paese migliore. Perché migliorare e salvare vite umane sulla strada si può e si deve farlo per chiamarsi paese civile.