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Incontro-scontro di due fratellastri. Avrei preferito che la trama si concentrasse maggiormente sul rapporto fra i due protagonisti in età adulta mentre invece l’autrice si dedica fin troppo a lungo alla descrizione della loro fanciullezza. I personaggi positivi sono tutti al femminile mentre i maschietti fannno quasi sempre una figuraccia, il che purtroppo si riscontra spesso anche nella realtà. Testo ben scritto e scorrevole.
A parte l’alta scrittura, riconosciuta da tutti i lettori forti come me, una delle cose belle dei romanzi di Romana Petri è il non farci sentire stupidi nelle nostre follie quotidiane, che poi sono la normalità. Nella fattispecie: chi non ha mai avuto il dubbio di non essere stato amato da bambino? Ma chi, arrivato in età adulta, ha il coraggio di confessarlo e di porre ancora certe domande ad alta voce? In vece nostra, sdoganandoci paure e vergogne, lo fanno i protagonisti di «Figli dello stesso padre». Un libro che classificherei nei comfort-book, perché nulla dà più consolazione del sapere, attraverso certe narrazioni, che al mondo esiste chi porta un nostro stesso peso.
Romana Petri è una delle mie scrittrici preferite e anche con questo romanzo non mi ha deluso. I personaggi sono ben caratterizzati, i sentimenti tangibili, il rapporto conflittuale tra i due fratelli analizzato con maestria. Lo consiglio.
Be’, un libro così bello non lo leggevo da un bel pezzo. me l’avevano regalato ed è stato lì, sul comodino per un po’. Poi, qualche giorno fa l’ho aperto e sono rimasto affascinato. Non so quale dei personaggi mi è rimasto più nel cuore. Certe volte era il mite Emilio, altre il terribile e geniale, simpatico e arrogante fratello Germano. Poi pure l’orribile padre Giovanni. E poi l’avvolgente madre Edda. Che potenza narrativa in questa storia di figli dello stesso padre ma di due madri diverse, e quanto dolore attraversato da questi due fratelli per colpa degli adulti. E che finale sconvolgente, di quelli che non te li dimentichi più. Un libro che travolge e lascia senza fiato. Un libro dove le parole sono usate come affilate lame di coltello. Una lingua asciutta a tersa, che non sbaglia un colpo, che non annoia mai. Questo sì che è scrivere. Leggetelo. Io ho scoperto una grande autrice.