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Avevo già letto «La lotta con l’angelo» e ho avuto conferma di un’idea della ricerca come ‘dialogo’ con intelligenze che agiscono costantemente dentro la speculazione quotidiana dello studioso. Le genealogie intellettuali che l’autore costruisce sollecitano interrogazioni radicali e stimolano ad altre letture. Ma proprio questo mi pare che debba essere il compito della critica. Di Grado azzarda, sfida ed esibisce in modo non sterile, come fanno invece tanti altri accademici, le sue letture e le sue passioni. Ben venga, dunque, anche per l’accademia, un bel lavoro come il suo «Giuda».
Non so se il Pococurante abbia animosità personale nei confronti del professore Di Grado, ho intravisto su ibs altri interventi dello stesso su Camilleri e Ammaniti. Applicandomi parecchio invece ho letto questo Giuda l’oscuro. Letteratura e tradimento. Buone intuizioni sciupate. Un testo dotto per letterati universitari. Quanto siamo lontani dai Garboli, dai Pontiggia, dai Raboni nella nostra Italia universitaria. Finirà mai?
Il testo del prof. Di Grado è a mio giudizio di grande interesse e stimolo alla comprensione della letteratura. C’è una conoscenza vasta degli autori più importanti che il prof. Di Grado ha letto. Di solito i testi universitari sono pesanti e noiosi. Per questo leggo con passione i grandi Piero Citati, Milan Kundera, Italo Calvino, Silvano Nigro. Ma questo Giuda l’oscuro. Letteratura e tradimento pur esendo un testo accademico non è trascurabile. Forse una semplificazione nel linguaggio avrebbe giovato a una maggiore divulgazione.
La recensione precedente mi pare palesemente ispirata da animosità personale. Tutt’altre impressioni, a me che non conosco l’autore, ha suscitato questo libro bellissimo, che una entusiastica recensione di Goffredo Fofi mi aveva invogliato ad acquistare. Mi hanno affascinato proprio la scrittura elegante, tutt’altro che accademica, e il tema: un viaggio tra letterature e storia delle religioni alla ricerca non solo d’un personaggio controverso (Giuda) ma d’una idea: quella di tradimento, come abiezione o come forma di conoscenza.