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Finalmente sono riuscito a finirlo l’ho preso unicamente in previsione delle vacanze in montagna ai piedi dell’Ortles, dove il signor Payer è un eroe, con tanto di rifugio a più di 3.000 metri. Ma il racconto è pesantissimo, la storia, che si può avvicinare alla tragedia di Nobile e del dirigibile Italia, è un’interminabile ripetersi delle difficoltà incontrate in quelle condizioni estreme. Il dipanarsi attraverso le memorie ed i diari dei protagonisti è infelice ed il parallelo con la ricerca di questo Joseph Mazzini mi sembra quasi inutile vista appunto l’insensatezza della spedizione di quest’ultimo. La scrittura è ricca come solo può esserlo fra i discendenti dei sudditi degli Asburgo ed in certi tratti è anche piacevole. Il romanzo si anima solo verso la fine quando i naufraghi abbandonano la nave per tentare il ritorno in Europa, ma ormai siamo appunto alle ultime pagine.
Il libro è bellissimo. Ma sinceramente devo dire che è scritto in modo non scorrevole e a tratti parla di una storia vera, a intervalli di una storia immaginata, poteva essere scritto con più ordine , nulla togliendo all’espressività della letteratura. Lo consiglio, ma da leggere attentamente perchè non scorrevole. Dispersivo.
Un libro fantastico,uno dei più belli che abbia mai letto e non sono uno che si entusiasma facilmente. Probabilmente il mio giudizio è influenzato dal fatto di essere particolarmente affascinato da quei paesaggi decritti magistralmente dallo scrittore e dagli stessi protagonisti. Mi ero messo a leggere solo ricordando vagamente che vi poteva essere qualcosa di vero nella storia che leggevo. Poi ho avuto la conferma che gli estratti dei diari si riferiscono realmente a fatti accaduti e il libro letto trova anche una maggiore grandezza, quello che lascia dentro dopo averlo letto rimane ancora più consistente. Ottima lettura.
Quel che mi spinge a tal recensione , è un solo e valido motivo . Il compagno di cuccetta sopra a me ( mi pare Stefano …si chiami ),in questo viaggio deve aver scambiato un iceberg per una vestale , ed un buon libro ( come questo ) per un saggio di avventura circoscritto nel suo piccolo regno . Allora caro amico , la letteratura non ha confini , e territori cui difendere , nel vasto regno dell’anima . Se vogliamo fare i maestri , occhiare la punteggiatura o la ripetizione , o la trama , che esce inesorabilmente dalla carlinga dell’aereo o della nave su cui stiamo viaggiando , non avremmo scoperto ed esplorato nulla , nel vasto mondo della ‘letteratura’ …e non solo . Ragione per cui , parlerò con Klotz , mentre nel vano merci si odono i latrati dei cani . E se Klotz una sera o un pomeriggio , o una mattina mi viene a stringere la mano , per annunciarmi la sua …e la mia partenza , sta pur certo che lo seguirò . Fino in cima al rifugio Payer . « E’ un buio pomeriggio di dicembre dell’anno 1873 , il freddo è atroce , ed è in quel pomeriggio che il cacciatore Klotz , appena ritornato con Payer e Haller da una delle loro escursioni sulla costa , getta via la pelliccia congelata , i guanti , il berretto di pelo , il copriviso di pelle , getta via tutto poi indossa i suoi abiti estivi . Là dove sta andando non ha bisogno di una pelliccia pesante . …..Poi , serio e maestoso , Klotz si presenta ai suoi compagni e stringe la mano a ciascuno : ADDIO . - Klotz ! Sei impazzito ? - chiede Haller ….» Non solo un buon libro …ma anche un eccellente umorismo . Nella letteratura del genere , ci sia concesso , come nella vita di tutti i giorni . Non è condizione necessaria e sufficiente trovarsi all’artico….vi pare . Giuliano