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Tutto sommato è un libro che si fa leggere ma è assai lontano dal titolo di ‘capolavoro’. Niente di particolare, un thriller che non trasmette chissà quale impressione.
e’ un libro che ognuno dovrebbe avere nelle proprie librerie…punto e basta!
Un bel libro davvero, carico di suspence e dove il protagonista riesce ancora ad affascinare. Come un eroe romantico, solitario e con i suoi ideali ben fissati nella mente, Renko si aggira per Mosca come un segugio, una Mosca che è protagonista quanto lui. Sembra di respirare l’aria delle bettole l’odore della vodka e il gelido vento del nord. Un clima decadente in un’Unione Sovietica ormai agli sgoccioli, ma ancora capace di quel fascino dato dall’ideale. Renko è indimenticabile e alla fine del libro ne rimani ammaliato, come se lo avessi conosciuto realmente e avessi vissuto al suo fianco. Molto carismatiche anche le figure di Levin, l’ebreo giocatore di scacchi e Andreev, il nano che ricostruisce le teste. Bellissima al pari di Renko la figura di Osborne: Si odia ma non si riesce a dimenticare un uomo fuori dal comune, come Renko del resto, con cui fila una trama molto fitta di odio amore. Irina a sua volta è un bel personaggio, anche se purtroppo finisce per appaittirsi nella sua ingenuità. Lei sogna l’America, come si può sognare di vivere su Marte, non riesce a vedere realmente cosa trova, ma per lei è un castello dorato. Non do il massimo perchè trovo che un pochino di stereotipi da americano che scrive sull’URSS ci siano, ma un libro eccellente comunque. Bella la scena finale in cui libera gli zibellini, al pari di Irina sono liberi
cavoli, io non sono proprio riuscita a finirlo! Forse è proprio arrivato il momento di concludere che i libri GIALLI non fanno per me!