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Il libro scorre bene con una trama coinvolgente ma sul finale ci sono dei fatti talmente inverosimili che mi hanno fatto abbassare il punteggio.
Non mi era mai successo di smettere un libro dopo sole cinque pagine ma proprio non so come si possa continuare una lettura dopo un inizio tanto stupido e irritante: il giudizio sarà pure sommario, si, ma per completarlo meriterebbe prendere a prestito il fantozziano giudizio sulla corrazzata Potemkin, e non stonerebbe proprio.
Un thriller dal ritmo incalzante che si lascia leggere tutto d’un fiato grazie ad una scrittura essenziale ed incisiva, una bella ambientazione ed un’atmosfera cupa che contorna personaggi interessanti e mai banali. Fino alla fine la tensione è mantenuta alta ed i colpi di scena non mancano, forse accompagnati da qualche piccola forzatura per far funzionare il tutto. Purtroppo come in ogni libro di Grangè il finale risulta essere troppo inverosimile, affrettato e giustificato da moventi piuttosto flebili ed inutilmente macchinosi. Ciò nonostante resta un buon libro, un thriller fuori dagli schemi che rivisita in maniera originale un argomento controverso come la manipolazione genetica e la follia che inevitabilmente ne scaturisce.
Un thriller serrato e incalzante, con atmosfere inquietanti e personaggi ambigui, ma ben delineati. Si legge d’un fiato. Ormai leggo raramente questo genere, ma mi ricordavo che il film omonimo era molto ben fatto e così mi sono incuriosita. Storie simili non sono nuove (manipolazioni genetiche, razze scelte, e quant’altro) e forse questo romanzo non è il migliore del genere, ma è comunque di buona fattura.