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Sharpe non delude mai, ora ci sono pure i suoi fucilieri a fargli da contorno. Un bellissmo romanzo pieno di ritmo e vivacità, ormai non sono più una sorpresa ma solo un ennesimo piacere da leggere!
Dopo aver letto la bella trilogia del ‘Santo Graal’, questo è il primo romanzo di Cornwell che leggo della serie dedicata al personaggio Sharpe, nella quale ho ritrovato intatta la stessa carica narrativa di questo prolifico autore che sembra non sbagliare un colpo. Un racconto che ho ‘divorato’ in pochi giorni, ogni volta con una voglia crescente di ritornarci. Anche se il genere è molto differente, la scioltezza narrativa di Cornwell, anche in questo caso, mi ha fatto ricordare Wilbur Smith, con una struttura del racconto fatta di avventure mozzafiato, descrizioni dettagliate di abitudini, armi e battaglie, con l’immancabile e liberatorio lieto fine, che però non stona e non appare banale come forse dovrebbe. Il tutto condito con un gusto sopraffino della narrazione storica, fra realtà e fantasia, dove c’è sempre da imparare qualcosa, anche riguardo l’onestà intellettuale dell’autore che nelle note finali riporta puntualmente le differenze fra i fatti realmente avvenuti e quelli, particolari ai personaggi, che s’è inventato, ad iniziare proprio da Richard Sharpe. Uno di quegli uomini che nascono per caso in ambienti degradati e anonimi, assurgendo poi con il loro coraggio, carisma e intelligenza al ruolo di condottieri, loro malgrado si potrebbe dire. Sharpe difatti si ritrova nell’occasione a comandare un plotone di fucilieri del Regno Unito dopo la morte dei superiori in grado, durante gli scontri in Spagna con le truppe Napoleoniche che tentavano di arrivare sino a Lisbona per chiudere ogni via agli inglesi verso il Mediterraneo. In realtà però Sharpe ed i suoi sono poi costretti ad accettare un’insolita alleanza con gli spagnoli del nobile-comandante Blas Vivar, in fuga durante un glaciale inverno sui Pirenei, per impedire ai francesi di impossessarsi di una cassa con un misterioso contenuto che interessa però lo stesso Napoleone. I colpi di scena sono all’ordine del giorno così che le pagine scorrono senza che quasi ci se ne accorga. Ed inevitabilmente, a breve, via con un altro episodio di questa serie
Il miglior libro della serie di Sharpe. In tutti i romanzi successivi incentrati sulla guerra peninsulare Cornwell scade sempre di più nel banale e nel prevedibile, ma in questo no. Sarà che è praticamente l’unico episodio della serie ad essere incentrato su una delle numerose ma poco frequentate sconfitte inglesi nelle guerre napoleoniche dopo la lettura dei romanzi successivi a chi non sia disposto ad abbracciare completamente il malcelato patriottismo aglosassone in essi presente, le continue vittorie britanniche diventano insopportabili ed indigeste. Sarà per il fatto che Sharpe è ancora un antieroe a disagio tanto nella società civile che all’interno dell’esercito, lontano dalla figura eccessivamente machista proposta in televisione da Sean Bean. Sarà che l’inseparabile coppia Harper - Sharpe con sfondo di fucilieri - supereroi si deve ancora formare, e il protagonista è colto nelle sue incertezze e nelle sue paure e fragilità di uomo, senza essere ancora appiattito ad eroe. Sarà che per una buona volta anche lui deve scappare e sudarsi la sopravvivenza, senza sbaragliare quantitativi eccessivamente inverosimili di Francesi nel farlo, come accade in ogni romanzo successivo. L’unione fortunata (o fortuita?) di tutti questi elementi concorre a fare di questo romanzo un libro degno di essere letto, così diverso dai cliché successivi.
Già letto ormai sette/otto anni fa. E’ il libro che mi ha fatto innamorare dell’autore, il migliore in assoluto. Finalmente «Serpe» al comando.