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Non si può dire che Corona sia un grande scrittore, ma la sua immaginazione formata da immagini e sensazioni oserei dire oniriche rende piacevole la lettura. Un libro che trascina in altri mondi, ma anche un libro arrabbiato che fa debordare una cosciente delusione e sfiducia nell’umanità. vista come egoista, trasgressiva e irrispettosa nei confronti della natura ed in ultima analisi di se stessa. Un libro con un tentativo di denuncia verso la politica e quelle istituzioni che ‘riempiendosi la bocca di promesse vuote solo per avere dei voti , o sovvenzioni economiche ‘lasciano poi soli chi della difesa del territorio vorrebbe farsi carico. Un libro divertente ma non per questo leggero.
La montagna di Corona è quella degli anni della sua infanzia, prima del Vajont e del turismo di massa. Una montagna povera ma ricca di saggezza popolare, dura, a volte violenta e omertosa ( gli episodi che racconta non erano certo rari, basti pensare al libro «I misteri di Alleghe» di Sergio Saviane ). È anche la montagna della sua vita, che porta a riflessioni e a imprese alpinistiche. È un libro interessante e a volte affascinante (mi è piaciuto soprattutto il capitolo sui reperti che la montagna ancora nasconde e a volte restituisce). Tuttavia è pervaso da un’atmosfera malinconica riferita ai ricordi personali e alle esperienze di vita e carica di disillusione verso il futuro dell’uomo e della montagna . Spesso è anche ripetitivo. Condivido diversi pensieri dell’autore, soprattutto quando parla del baccano di «battaglioni di gitanti» sui sentieri, ma a lungo andare quest’atmosfera cupa, appesantita anche dall’indugiare su un lunga serie di fatti drammatici, finisce col prevalere sulla bellezza della montagna e a creare un clima triste e opprimente, da bicchiere sempre mezzo vuoto. Un libro di riflessioni sulla montagna che invece mi è piaciuto molto è «Fèro l’uomo dei boschi» di Michael Wachtler. È la storia vera di un cercatore di erbe della valle di Tovel, quasi un’eremita. Le sue riflessioni caustiche sulla società odierna, che deturpa la montagna per denaro ed è priva di determinati valori, sono simili a quelle di Corona. Tuttavia Fèro, nelle sue riflessioni e poesie, era in grado di cogliere e rendere la bellezza della montagna in sé stessa, non solo attraverso la sua esperienza ma anche a prescindere dalle generazioni che l’hanno popolata. Per questo la storia di Fèro è un libro, ricco di fotografie, che fa sognare mentre quello di Corona mi ha lasciato con l’amaro in bocca.
E’ un libro sicuramente molto, ma molto particolare che può piacere come no. A me mi ha abbastanza soddisfatta anche se ho trovato certi passaggi un pochino lenti.