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Quando ho cominciato a leggere di Benito ho subito pensato che sarebbe stata dura per l’autore mantenere stile e linguaggio propri di un ragazzino! Invece ne sono rimasta stupita. Il romanzo ti riporta indietro nel tempo in un periodo a me noto solo per le letture, gli studi e i racconti di mio nonno Giuseppe. Poi, non sono neppure toscana! Ma ho amato tutto di questo romanzo, diario, memoria: le persone, i luoghi, la trama, il linguaggio, la rievocazione di un’epoca, lo stile, il finale (che non vi rivelo). Ho percepito tutto il terrore della guerra e la disillusione per un ideale che si rivela atroce! Tutto attraverso la vicenda di un bimbo che scorazza fra le strade e le campagne di una città della provincia italiana. Grazie all’autore per il lavoro fatto, io non ho potuto omaggiarlo se non leggendo la storia per due volte.
L’autore, attraverso le pagine di quaderni dei temi scolastici e diari ritrovati di un ragazzo, il balilla Benito, scritti nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, riesce a raccontarci quella realtà drammatica, utilizzando la prospettiva e il linguaggio dialettale semplice di un bambino sveglio, molto più maturo della sua età, che descrive con i suoi temi scolastici la sua quotidianità. L’autore, tramite la schiettezza e l’umanità dei personaggi descritti, ci trasporta in una realtà paesana priva di retorica fatta di episodi di vita, con uno stile coinvolgente e scorrevole. L’utilizzo di una leggera suspense mantenuta fino alle ultime pagine del racconto, per ritrovare l’autore di questi quaderni, conduce il lettore velocemente fino alla conclusione. Un racconto equilibrato scritto da un animo sensibile che lo si legge tutto d’un fiato, con descrizioni che tendono a colpire il lettore, sia quando si tratta di episodi negativi che quando vengono raccontati episodi di vita serena. C’è, in ogni pagina, il ritorno incessante alla memoria, facendoci vivere, con l’immaginazione, le stesse emozioni, le stesse impressioni provate da un giovane dell’epoca di fronte alle proiezioni delle luci e ombre. Ci fa riflettere sulla condizione dell’uomo, sui suoi legami importanti, sulle conseguenze degli eventi.