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quando nel 2013 vidi che la nuova opera di Cooper riguardava il Graal rimasi un po’ deluso. Un’altra opera sullo stesso filone battuto parecchio recentemente. Mai però fermarsi alle prime impressioni. L’ho comprato solo un paio di settimane fa e felicemente mi sono ricreduto …per chi ama Cooper lo stile è sempre quello. L’uomo affascinante, la donna compagna di viaggio, un mistero che si ripercuote nei secoli e la trama che viaggia attraverso varie storie durante i secoli. E’ ormai il marchio di fabbrica, non storie semplici, ma grandi misteri in cui sono sttai coinvolti personaggi importanti della storia mondiale. E’ per questo che mi piace Cooper, è per questo che anche questo libro non è inferiore agli altri. La biblioteca dei morti ormai va dimenticata, non si può ogni volta paragonare ogni libro con quello, rimane lo stile. Adesso sono davvero molto scettico su Dannati, ma sono fiducioso che Cooper mi smentirà un’altra volta!
Senza infamia e senza lode. Si lascia leggere, perché lo stile di Cooper è quello: leggero. Tuttavia, almeno per i miei gusti, ci si perde troppo in dissertazioni scientifiche che, per chi come me è digiuno in materia di fisica e scienza, appesantiscono un po’ la lettura. Anche perché, a conti fatti, da comune lettore non so se quelle teorie siano inventate di sana pianta o abbiano qualche fondamento. Ovvia conseguenza è che il libro finisce per presentarsi come un racconto fantasy, e se si parla di Graal preferirei leggere più un qualcosa che si presenti come un viaggio nella storia. Nel complesso, un Cooper sottotono. Come lo è stato in tutti i libri successivi alla trilogia della biblioteca dei morti. Spero di leggere qualcosa di più interessante in ‘Dannati’, ma le recensioni presenti qui su ibs non mi fanno ben sperare.
Ho letto tutti i libri di questo scrittore e questo, insieme a La Mappa del destino, è stato quello che ho preferito meno. Come è tipico del suo stile si fanno dei salti di epoca senza tralasciare i punti di vista di ogni personaggio e senza lasciare vuoti o episodi all’immaginazione, tutto è abbastanza chiaro. Sottile il confine tra la scienza e la fede, un tema caro a Cooper, sempre presente nei suoi romanzi. Ritmo esageratamente lento, a tratti decisamente noioso, poca azione. La storia c’è, i personaggi anche ma si trascinano forzatamente. E’ un libro che ti fa venir voglia di contare quante pagine ancora ti restano da leggere e sperare che accada un colpo di scena perchè di certo non vuoi leggerlo tutto d’un fiato, il colpo di scena c’è ma il finale conferma che non si tratta di un libro eccellente, tanto rimane in sospeso, forse ci sarà un proseguo!? Se si ama Glenn Cooper il libro va comunque letto ma con la consapevolezza che questa non è sicuramente la sua scrittura migliore.
Storia trita e ritrita sul Graal narrazione priva di ritmo personaggi un po scialbi. Cooper tenta di fondere storia e fiction ma alla fine riesce solo a realizzare una favoletta. Se ne può evitare tranquillamente la lettura.