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Quando si dice Cammino di Santiago, l’associazione immediata è per Paulo Coelho. Ma è soltanto uno dei tanti. Il più famoso, forse. Il più bravo a raccontarne l’esperienza. Ma uno dei tantissimi pellegrini (termine che non ha in se’ nulla di religioso), che ogni giorno si alzano alle 5 e si mettono in marcia, per avvicinarsi passo dopo passo, alla loro meta, fisica senza dubbio, ma soprattutto spirituale. Da Roncisvalle a Santiago de Compostela. Ottocento e più chilometri. Così, se si vuole leggere un resoconto che non ha nulla di mistico, di profetico, ma che sia soltanto un racconto di un’esperienza diretta, questo libro è perfetto. Parla di ciò che si prova a camminare soli con i propri pensieri, delle debolezze che si è costretti ad affrontare ed a vincere, se si vuole andare avanti. Delle amicizie disinteressate che nascono e che spesso muoiono lungo il cammino. I dubbi, le malinconie, i dolori piccoli e grandi del nostro corpo. La bellezza di ciò che ci circonda che troppo spesso, come ricorda l’autore in più di un’occasione, viaggiando in macchina non siamo in grado di cogliere. L’importanza dei piccoli gesti, delle piccole cose trovate per strada. L’abbandono della futilità, l’essenziale deve essere l’unico compagno di viaggio. Lo stile spesso è elementare, parole che si ripetono troppo per esprimere un concetto già ribadito. Ma senza dubbio un diario di viaggio utile, che invoglia il lettore a cimentarsi in prima persona in ciò che questa sfida rappresenta.