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Ho letto «il caso Raffaello» dopo la quarta verità, cosa dire: banale. Dopo la grande costruzione della quartà verità, letta d’un fiato nonostante la mole, ho trovato il primo di questa serie d’una banalità disarmente. Certo che Pears usa la penna in modo encomiabile, però trama e personaggi non vivono.
Libro che si legge tutto in un fiato…forse fin troppo… La storia, anche se intrigante, risulta essere troppo «tirata via» e già letta. Nonostante tutto si può consigliare la lettura.
Ho letto questo libro perchè mi era stato consigliato,nonostante il genere thriller che piace a me a toni piuttosto differente..Mi viene in mente solo una parola per descriverlo,per quanto banale, è cioè…carino,discretamente confezionato,ma niente di più..Gli do la sufficienza perchè comunque Pears non scrive male,ha uno stile abbastanza pulito e un’ironia sottile che strappa qualche sorriso.Non ritengo i personaggi memorabili,Flavia,Argyll e il generale Bottardi mi sembrano macchiette più che personaggi sui quali costruirci libri futuri (ma mi sa che l’ha fatto,vero?),pur riconoscendo il tentativo di caratterizzarli in maniera soddisfacente.La tensione è minima,potrebbe starci,più che nel scoprire «il colpevole
«Il caso Raffaello» è stato il mio primo approccio a Iain Pears e, a mio modesto parere, è un romanzo di assai piacevole lettura anche se vi sono qua e là alcuni luoghi comuni da cancellare e si dovrebbe approfondire lo spessore di personaggi come Bottardi. La cosa più positiva è che la trama è avvincente e Pears ricostruisce bene il mondo «bizzarro» dei mercanti d’arte. Per concludere, il libro mi è talmente piaciuto che ho già acquistato il secondo della serie, «Il comitato Tiziano»!