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Un libro molto stimolante che invita a riflettere su temi fondamentali ( Dio, Natura, Anima e Immortalità,Felicità etc) attraverso la vita e l’0pera di due grandi personaggi del pensiero dell’età moderna. Tuttavia il pensiero dei due filosofi è solo superficialmente presentato, non è un libro di filosofia ma fa apprezzare i due filosofi nel loro operare nella realtà del seicento.Un maggiore approfondimento forse avrebbe appesantito il libro, che è di piacevole lettura, ma avrebbe lasciato qualcosa in più al lettore. Certo l’autore fondamentalmente disprezza Leibniz,aqnche a livello umano, a favore di Spinoza, ma indubbiamente il pensiero quest’ultimo è più vicino al nostro odierno sentire rispetto alla ostica metafisica delle monadi. Comunque consiglio questo libro.
Arrogante quanto ritiene sia Leibniz, l’autore ritrae un quadro forse corretto del pettegolezzo storico ma assolutamente miope della reale opera dei due. Evidentemente a digiuno di qualunque conoscenza matematica (il calcolo integrale e differenziale) e/o logica (il lnguaggio universale..) e delle infinite influenze che hanno avuto nel secoli successivi lo Stewart si limita a raccogliere in modo organico tonnellate di pettegolezzi sui vizi e costumi piuttosto che sforzarsi di ricostruire un quadro onesto delle proposte e delle ( tranne che a lui) teorie seminali in campo scientifico (ad esempio le più recenti teorie della complessità in ambito fisico riprendono semi del modelli L.). A mio avviso da evitare.
Un libro vergognoso. Il perno su cui si regge l’intera opera è una crudele, subdola e vile diffamazione di Leibniz. L’autore, spinozista più che fanatico, fa di tutto per far passare il suo idolo Spinoza come un illuminato, esempio di virtù quasi sovrumane, mentre Leibniz è descritto come un cortigiano falso, presuntuoso e persino intellettualmente inferiore (follia pura!). Per portare avanti la sua diffamazione, orchestrata ad arte, il sig. Stewart ricorre persino alla fallacia logica dell’argumentum ad hominem, ironizzando sull’aspetto esteriore di Leibniz per renderlo ancor più inviso al lettore. Si fa del sarcasmo disgustoso e volgare persino sulla morte del grande filosofo tedesco. Eventi storici (come il breve incontro Spinoza-Leibniz) sono spregiudicatamente e sfacciatamente romanzati. L’autore avrebbe potuto scrivere un libro unicamente su Spinoza, nel quale idolatrare il suo personaggio. Al contrario, ha volutamente scelto di scrivere un libro il cui vero ed unico fine è quello di screditare in tutti i modi, agli occhi dei lettori, la filosofia spiritualistica e cristiana di Leibniz, per aggiudicare nuovi adepti allo spinozismo, e di riflesso, alla causa antireligiosa e anticristiana che si fa largo nel mondo contemporaneo. Questo è l’unico scopo del libro, che è un pamphlet e non certo un’opera di storia della filosofia, per la quale ci sarebbe voluto un rigore (storico-filologico), un’imparzialità e un’onestà di gran lunga superiori, ma di cui con tutta evidenza il sig. Stewart è completamente sprovvisto. L’ignoranza filosofica dell’autore si palesa nel momento in cui cerca di insinuare un presunto cripto-spinozismo di Leibniz (del tutto assente nella realtà), quando avrebbe dovuto sapere che il filosofo tedesco nella magistrale «Réfutation de Spinoza
Uno dei libri più stimolanti e brillanti letti da me in questi anni. Una biografia parallela dei due maitres a penser del XVII secolo. Un molatore di lenti ebreo, cacciato dai suoi confratelli per aver negato l’immortalità dell’anima, uomo di grande semplicità, innamorato di dio e della conoscenza, anzi della conoscenza come modo di arrivare a dio ed un cortigiano tedesco molto superbo, inafferrabile, che era intimamente affascinato dal pensiero dell’ebreo e che fece di tutto per combattere la sua propensione per la filosofia di Spinoza. Un libro degno di essere letto e riletto