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Il fiordo dell'eternità

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Titolo: <strong>Il fiordo dell'eternità</strong></br></br>
Autore: <strong>Kim Leine</strong></br></br>
Editore: <strong>Guanda</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2014</strong></br></br>
EAN: <strong>9788823509399</strong></br></br>

<p>Nel 1782 Morten Pedersen Falck lascia il suo villaggio norvegese per trasferirsi nella capitale Copenaghen e dedicarsi allo studio della teologia. Pur avviato alla carriera religiosa e alla cura delle anime, il giovane Morten preferisce frequentare i corsi di medicina, affascinato dalle autopsie che si eseguono nelle cantine della facoltà. Si innamora di una ragazza di famiglia borghese, ma nelle bettole di periferia scopre anche un'attrazione ben più ambigua e viscerale mentre, al tempo stesso, un anelito religioso lo spinge, una volta divenuto pastore, a richiedere di essere inviato nella colonia danese in Groenlandia. Gli spazi sconfinati e vergini dell'isola, promessa di libertà e futuro, si trasformano in una prigione claustrofobica e intollerabile. Partito per convertire gli inuit e redimere gli eretici del Fiordo dell'Eternità, a sua volta Morten Falck cade preda del loro incantesimo. Le certezze dogmatiche ma superficiali della teologia vengono spazzate via da una religiosità primordiale e pagana, promiscua e allucinata. Anche il momentaneo ritorno alla civiltà e alla famiglia, che culmina in un grandioso affresco dell'incendio che distrusse Copenaghen nel 1795, non può nulla contro l'attrazione per il vuoto immenso della Groenlandia.</p>
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Agenda: Presentazioni e appuntamenti / | | Ore | >>> Zoom su: Invio inediti Al fine di agevolare il lavoro redazionale della casa editrice e per rispondere a quanti 
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Ho acquistato questo romanzo per puro caso, quasi calamitato da una strana malia che sentivo sprigionarsi dalle pagine, pur avendo letto solo poche righe qui e là. Quante volte la fascinazione istantanea è andata poi delusa dalla lettura estensiva… non questa volta, però, perchè l’opera di K.L. è una vera meraviglia, un autentico scrigno fatato, nel quale, oltre alla storia di un uomo tormentato, trovate anche quella di un’epoca, di una civiltà a confronto con un’altra, oltre a considerazioni mai banali su religione, cultura, amore… Il tutto raccontato con cura, lentezza (mai noiosa) e attenzione al dettaglio, alla maniera dei classici per c.d. «di una volta

Giudizio incompleto, lettura interrotta. Nell’attendersi uno Strindberg («Gli abitanti di Hemso»), ci si imbatte in un Follett. Attribuite le dovute quote di rispetto ad entrambi gli autori, resta la delusione della scoperta inattesa. Libro non indegno a giudicare dalle prime decine di pagine, ma la storia, che sarebbe anche intrigante, viene sfiancata dalla prevedibilità e dalla piattezza della composizione. Diamo la colpa alla traduzione? Il lettore, allettato dalle premesse critiche favorevoli, si sconforta e si debilita fino all’esaurimento. Connubio titolo-copertina notevole (cioè che non si può non notare).

Presentato dai giornali come un gran libro, l’ho trovato noioso e scritto male. Lo sconsiglio