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Come possiamo fidarci delle dettagliate spiegazioni scientifiche nel campo della biologia marina, della medicina, della genetica e sulla tecnologia più avanzata quando il duo Carrisi / Novelli scivola sulla classica buccia di banana? Pag. 399, Nadine e Cristophe sono appena atterrati all’aeroporto di Ginevra, noleggiano un’auto per recarsi in una cittadina francese al di là del confine. Titolo del sottocapitolo: «Saint-Genis-Poully, qualche chilometro a ovest della capitale svizzera» Mah! Sbadataggine? Forse, ma questo mina la fiducia su tutto il resto non avendo, almeno una buona parte dei lettori, una preparazione scientifica tale per confutare o non confutare le ematiche tecnico-scientifiche che troviamo in abbondanza in tutto il romanzo e sono, almeno alcune, il perno su cui si regge l’intera trama. Per dare una valutazione corretta bisogna decidere la chiave di lettura del romanzo. Se non badiamo alle esagerazioni alla James Bond, se crediamo che si possa allagare l’interno CERN con una semplicità disarmante, se prestiamo fede al fatto che un privato, pur sorretto da una potente organizzazione, possa organizzare incursioni con modernissimi elicotteri e trucidare un intero plotone di militari addestrati, se consideriamo plausibile che un gruppo di mercenari, a bordo di cinque o sei Hummer, possa mettere a ferro e fuoco un’intera cittadina senza che la polizia intervenga? allora dobbiamo assegnare un voto alto. Se, per contro, pensiamo che siano solo fandonie e che un thriller, per essere tale, debba basarsi su fatti e avvenimenti che possono realmente accadere allora, nonostante le pagine trasudino suspense e tensione per tutta la durata della narrazione, allora non possiamo che dare il voto più basso. Comunque, considerato che si legge con piacere, che si partecipa alle mirabolanti avventure dei protagonisti e che le tematiche trattate, anche se non originali, sono interessanti io propendo per la prima ipotesi.
Un libro asincrono. Si passa dall’azione che non lascia respiro, alla quiete di un’isola del pacifico. Ma nonostante questo, grazie all’architettura perfetta, il ritmo non si spezza, anzi ne guadagna. Al di là dell’azione, le tematiche affrontate sono importanti e lasciano parecchi pensieri alla fine della lettura. Un libro d’evasione ma che fa assai riflettere. Un pregio notevole.
Anche stavolta un ottimo libro come gli altri due. La storia e’ avvincente e il finale molto bello secondo me. ve lo consiglio!
Dopo Per esclusione, mi aspettavo un altro libro simile, invece mi sono subito trovata spiazzata piacevolmente fin dalle prime pagine. Una scrittura diversa, come richiede un libro di avventura-thriller come questo «Paziente zero». La lettura è scorrevole e l’intreccio incuriosisce più si va avanti. Alcuni tasselli sembrano difficili da incastrare e quando si pensa di avere il quadro preciso della situazione, ecco il finale che non ti aspetti. Un finale aperto, quasi interattivo, che lascerà al lettore la possibilità di pensare quello che ritiene più opportuno.