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Non è il primo romanzo di Vitali che leggo spero che questo renda il mio pensiero più fondato. Bella, questa storia: confesso che mi stava un po’ annoiando, la descrizione di vari pastrocci bordelli e ragazzette ma il volgere degli eventi ed il finale riscattano il protagonista e tutto il libro, e non solo. Nel senso che chiunque può sempre avere la possibilità di diventare migliore rispetto al proprio passato, basta volerlo.
Una storia che si legge e si dimentica. Racconta la vita di questo procuratore ma di fatto non succede niente, non c’è qualche evento particolare o qualsiasi altra cosa che incentivi alla lettura. Si finisce perché è un libro corto e si ha la speranza di andare a parare da qualche parte, però tirando le somme si può dire che si tratti di un libro abbastanza insulso. Il buon Vitali è un altro.
Non sarà un capolavoro, non sarà all’altezza dei migliori libri di Vitali, ma anche questo fa la sua bella figura. Ci sono tutti i personaggi conosciuti, dal maresciallo dei carabinieri (che non fa una bella figura) al prevosto (questi un po’ meglio), al classico notaio e a una serie di donne o avvizzite come la segretaria del notaio o belle e formose come la Deilde. Fra tutte questi personaggi si muove il protagonista, Marco Perini, figlio degenere e unico di una coppia di ricchi bottegai di Bellano che torna a casa per sistemare l’eredità paterna.
Pur se pubblicato nel 2006, il libro è del 1990 ed è il primo romanzo di Vitali e come tale va inquadrato, un romanzo d’esordio, rispolverato dopo il successo dell’autore, non ha senso prenderlo e giudicarlo come romanzo a se stante, infatti è ancora acerbo come già detto, ma si possono già trovare alcuni spunti interessanti e di piacevole lettura. Lo consiglio come libro da prendere in considerazione successivamente se l’autore ci coinvolge.