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un romanzo intrigante e travolgente. il diario di un esteta decadente che stenta di esorcizzare lo scorrere del tempo.
Commentare in poche parole un libro è rischioso: si possono applicare etichette rapide - o gratuite - per “ottimizzare” quel che si vuol dire. Il libro l’ho letto e mi è piaciuto. Mi ha fatto gioire la leggerezza con cui l’autore parla di situazioni personali - che nell’immaginario comune sembra siano ancora scabrose - svincolandosi da luoghi comuni o scelte stilistiche più o meno dovute. Quello che coinvolge è la leggerezza nel raccontare. Leggerezza che dona al lettore il frutto di una lenta digestione dell’esperienza descritta portandolo su di un livello di riflessione profondo e intimista. Ci si trova a fare i Conti con se stessi, in questo romanzo. Non si può leggere «Il professore» senza tener presente che su quelle parole c’è un autore che ha operato delle scelte. La scelta della forma è davvero interessante. Si potrebbero sprecare metafore o similitudini per inserire il romanzo in una cornice piuttosto ché in un’altra. Ma non è questo il luogo. D’altronde anche il romanzo cela in sé svariati rimandi letterari, teatrali e cinematografici senza esplicitarli di volta in volta. Un libro decisamente difficile e perciò appassionante. Mi sento di ringraziare l’autore per l’onestà - anche intellettuale - con cui ha vissuto il suo racconto.
Il libro scorre in maniera noiosa, senza idee tranne il fatto di dover per forza sorprendere il lettore, e con espedienti triti e ritriti: sesso, manie sessuali, provocazioni gratuite, fantasie pruriginose…Non ce n’è abbastanza di romanzi in giro che sfruttano questo filone? Di certo ce n’è a centinaia meglio congegnati! Il libro è cinico e privo completamente di sentimento, proprio come il precedente romanzo di Conti, L’Amante straniera… Dispiace vedere che l’autore non ha svolto nessuna evoluzione nello stile…
Il romanzo è un tremendo deja-vu un deja-vu dell’orrendo polpettone che nemmeno alla casa del popolo di San Giusto si sente più fare. Ma questo signore «affascinante» ma senza ombra di fascino (è solo un povero narciso illuso), che riversa le sue fantasie erotiche sulle studentesse…ah, che bella figura di educatore scolastico! Ma la morale del libro, che doveva essere di denuncia sociale, dove sta? Il massimo dei voti, e anche della coerenza!! Ma poi, il linguaggio: per sembrare innovatico, quest’autore rispolvera la prosa dei beats quando già questi ne avevano a noia… E’ proprio vero, che tutto gira!