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Diciamo che i libri della Harris possono essere suddivisi in tre categorie: i romanzi tradizionali, i fantasy e i thriller psicologici. E l’autrice dimostra grande maestria in ogni genere! Questo appartiene insieme a «La scuola dei desideri» (che mi aveva lasciata letteralmente a bocca aperta) all’ultima categoria. Questa volta quindi sono partita preparata a una lettura che sapevo già essere piena di depistaggi e colpi di scena. Avevo analizzato ogni possibile implicazione e ogni possibile finale ma nonostante questo l’autrice è riuscita di nuovo a stupirmi! La storia è tetra, nulla è come sembra, nessuno è in realtà chi dice di essere e ogni pagina nasconde rivelazioni, vere o presunte, che lasciano il lettore con la frenesia di arrivare a leggere l’epilogo il prima possibile! Per me questo, come tutti gli altri di questa autrice che considero a dir poco geniale, un libro originale e imperdibile!!
interessante, impeccabile ritmo serrato e pathos. la Harris mi piace molto, anche se ultimamente si dedica un po’ troppo alle aberrazioni della mente umana, agli abissi che generano il male e che producono esempi fuorvianti.
è un libro con una trama malata, un pò oscura. Scritto in modo lineare, quasi elementare, ma decisamente arzigogolato. Si fa fatica a capire come? dove? perchè? chi? cosa?. Molto probabilmente in maniera intenzionale da parte dell’autrice, che a fine libro, nei ringraziamenti, lei stessa definisce la sua opera come un cubo di rubik e in un capitolo scrive che nella vita nulla finisce xchè la storia di ciascuno di noi inizia nel mezzo del racconto di qualcun altro, con matasse disordinate di narrazioni che aspettano solo di essere districate L’autrice comunque descrive bene la differenza tra la realtà vera da quella virtuale, due modus vivendi così diversi tra loro ma che poi alla fine si intrecciano insieme, originando realtà aberranti. Sono anche convinta che solo da una mente femminile può uscire una trama simile, un essere maschile non ci riuscirebbe mai. Ho trovato l’ultimo capitolo abbastanza avvicente e ho scoperto che blue in inglese vuol dire anche triste. Non lo sapevo.
Questo è il primo libro della Harris che leggo… ed è sicuramente uno dei più importanti nel mio cammino letterario. Non mi ritengo assolutamente un’esperta della lettura (ho 16 anni), ma ho già letto libri abbastanza complessi da permettermi di giudicare «Il ragazzo con gli occhi blu» senza ripensamenti. Questo libro mi ha… sconvolto, non c’è altra parola per descriverlo. Si parte con una situazione di relativa tranquillità, per poi sprofondare sempre di più in un climax ascendente di orrore, di disgusto, di pazzia perfino. Quando ho letto le recensioni, ad essere sincera, non mi aspettavo così tanti voti negativi. Io credo sia scritto divinamente,e l’ho letto tutto d’un fiato: appena avevo anche un solo minuto libero, lo usavo per tuffarmi nella lettura di questo libro. E’vero, non è di facile lettura: anche se il lessico è comprensibilissimo, i forti colpi di scena confondono la trama sempre di più, ma a mio parere questo è solo un altro modo per rendere meglio il climax di cui parlavo: sempre più confuso, sempre più ingarbugliato, sempre più folle. Inoltre, io ho sempre amato le personalità come Blueeyedboy: con questo, non voglio assolutamente apparire come una malata attratta dagli assassini. Ma mi hanno colpito la sua intelligenza e arguzia, che si rivelano sottili e sibilanti in tutti i suoi blog. Devo ammetterlo, ho finito per affezionarmi a Blueeyedboy, ed è stato piuttosto strano, appena finito il libro, rendersi conto che non leggerò più nessun suo blog, nessuna sua parola intrisa di brillante freddezza e disprezzo. Insomma, se volete osare, questo è il libro che fa per voi.