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Il ritorno del colonnello Arcieri è una storia di Servizi deviati, di moti studenteschi (quelli del ‘68), del cambiamento dello spirito di un uomo che vuole ancora cogliere il succo della vita, ma è anche un gran pastrocchio, con incongruenze, stereotipi di sessantottini, una attesa e definitiva soluzione che sta poco in piedi, un romanzo di tanti personaggi, fra i quali l’ex fidanzata Elena Contini, che appare come per miracolo all’improvviso e che pare la persona giusta per toglierlo dai guai (viene il sospetto che faccia parte del Mossad) e che poi celermente svanisce, un’autentica meteora. Pur fra alti e bassi di ritmo (il romanzo alterna appunto fasi di stanca ad altre di notevole dinamismo, quest’ultimo crescente mano a mano ci si avvicina alla fine) si lascia leggere. Nel complesso si arriva in fondo più che altro per scoprire chi sia il capo delle trame oscure e come riuscirà Arcieri a venirne fuori però non è una lettura particolarmente gradevole, ma nemmeno sonnacchiosa, nonostante l’autore abbia cercato di addormentare il lettore con una prima parte, che si svolge a Parigi, di un centinaio di pagine, quando la metà sarebbe stata più che sufficiente, e infarcendo la narrazione di divagazioni sull’abilità culinaria di Arcieri, con descrizioni particolareggiate di ricette che non fanno altro che annoiare. In tutto sono 354 pagine e secondo me ce ne sono almeno un centinaio di troppo, ma avrei chiuso un occhio se non fossi incappato in un finale buonista, del tipo «e tutti vissero felici e contenti». Dopo non resta proprio niente, se non l’osservazione, che mi è venuta spontanea e che si traduce in poche parole: Povero Arcieri, come eri bravo quando investigavi nel ventennio. Anche per te il tempo è passato ed è venuta l’ora che tu faccia una vita esclusivamente da pensionato. Insomma, il tempo trascorre per tutti, anche per Bruno Arcieri.
Anch’io come il precedente lettore ho conosciuto i libri di questo autore dopo aver apprezzato quello scritto a quattro mani con Marco Vichi: «fantasmi dal passato
Ho scoperto Gori e il colonnello Arcieri leggendo un libro di Marco Vichi sul commissario Bordelli, in cui i due sono protagonisti. Ho letto anche «Il passaggio» e ora quest’ultimo. Mi è piaciuto molto anche questo, con una vicenda che si dipana da Parigi -dopo la fuga descritta appunto nel libro di Vichi- a Firenze dove Arcieri ritorna per cercare di «vendicare» il ragazzo morto «suicida» e salvare la propria vita. Ed è tutto un intreccio di avventure, di persone «strambe
è una nuova storia che possiede grande e profonda intensità, rendendo complesso il personaggio, ma non per questo meno amabile ed apprezzabile.