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Dopo le prime 80 pagine volevo abbandonare la lettura di questo romanzo una serie di storie di personaggi raccontate in brevi capitoli ed apparentemente senza un filo conduttore. Essendo un amante del romanzo noir sudamericano (Ampuero e Rubem Fonseca in primis) ho deciso di proseguire e ho scoperto una perla una lettura ironica, amara e disincantata della storia Argentina al tempo della dittatura, un giallo politico di rara lucidità i cui interpreti sono solo apparentemente psicolabili e lo stato maggiore di polizia ed esercito avrà modo di sperimentarlo. Un libro in alcuni tratti crudo, ma complessivamente molto umano che accarezza con affetto personaggi perdenti che cercano riscatto.
Libro divertente, commovente come pochi letti da parte di scrittori contemporanei. Si inserisce perfettamente nel nuovo filone di letteratura sudamericana, svincolato dal realismo magico. Intreccia diversi generi, dal noir, al romanzo di denuncia politica, scavando a fondo nella psicologia dei personaggi: insomma un libro consigliatissimo.
Sono un appassionato di letteratura sudamericana, ho divorato questo libro sospeso tra una risata, un sorriso ed una lacrima per un finale commovente. Chi vuol capire cosa è successo in Argentina durante gli anni della dittatura, da questo libro non ne trarrà una ricostruzione storica precisa. Ma, come recitava De Andrè, «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori…» Questo romanzo, questo autore - di cui ho apprezzato anche «Il passo della tigre» - è uno di quei fiori.