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Ho quasi finito di leggere la versione originale in inglese. C’e’ qualcosa di disorientante e allo stesso tempo che lega alla lettura e all’interpretazione. L’interpolazione delle storie diventa incalzante vero la fine e frenetico il desiderio della coclusione. Non sembra che molti abbiano notato che il granoturco (Mais) non esisteva in Europa nelle prime due epoche (IV e XIV secolo) del racconto, ma forse questo fatto e’ stato corretto nella versione in Italiano… sarei curioso di saperlo. Nel tutto interessante per il contenuto storico anche se errato in qualche dettaglio.
Ad essere onesti mi ero aspettato qualcosa di più. Interessante lo sviluppo di tre storie su piani paralleli ma in grado di toccarsi in vari punti. Quello che non mi ha dato purtroppo è l’emozione e questo è un difetto non da poco. In ogni caso ben scritto.
Non è facile ripetere un successo così grande come il precedente. Vale comunque la pena leggerlo, soprattutto di questi tempi, per i ricchi spunti di riflessione. Oltre al tema dell’antisemitismo, purtroppo sempre attuale, segnalo il ritorno di Pears al sempre difficile rapporto tra chi detiene il potere e chi è costretto a subirne le atroci conseguenze in nome di superiori interessi che non convincono mai del tutto.
i tre piani di lettura sono abilmente intersecati senza peraltro disorientare il lettore… quasi una «quarta verità» (anche se il finale non è similmente pirotecnico) vista secondo diverse epoche storiche. Di sicuro plauso è il tema dell’antisemitismo che caratterizza tutto il libro. da leggere senza fretta assaporando anche l’ottima prosa