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Favoloso. Temevo una delusione dopo la precedente splendida trilogia, e, invece, tanto di cappello all’autrice. Imriel è un personaggio ricco di sfaccettature, molto interessante, di sicuro fascino. Non vedo l’ora di leggere il seguito!!!
Sono una vera fan della precedente trilogia, e non appena ho saputo della pubblicazione di questo libro non ho esitato a comprarlo (anche perchè la nord ci ha fatto attendere un bel po’ con il fiato sospeso prima di comprarne i diritti!!!).che dire…per me era stato più immediato immedesimarmi nella «mente» di phedre, essendo io una fanciulla.mi ero talmente affezionata al suo personaggio, che il cambio di protagonista mi disturbava!All’inizio trovavo la storia molto meno vivace,il personaggio di Imri poco interessante..passata la prima metà del libro è ovviamente tutto cambiato.ho ritrovato lo stesso ritmo incalzante della precedente trilogia,la stessa energia,lo stesso ardore!L’ho finito in 2 giorni,e ora non vedo l’ora che esca la seconda parte!ecco, unica nota negativa:perchè la nord ha decido di dividere il tomo in due parti?si,l’edizione originale è di quasi 1000 pagine.e allora?non credo che i lettori appassionati siano condizionati dal numero di pagine di un libro. per me vale la regola che più ce n’è meglio è(ovviamente prestando attenzione alla qualità, che qui a mio avviso non manca assolutamente se piace il genere).certo è che leggere comincia a costare, specialmente se non si ha la pazienza di attendere l’edizione economica come me. JOIE a tutti!
Con questo nuovo romanzo della Carey, si apre una nuova trilogia: a narrare le vicende ora è Imriel, principe del sangue nonchè figlio adottivo di Phedre e Jocelin. Seguiamo il suo passaggio dall’infanzia all’adolescenza.Durante il suo difficile percorso, Imriel è affiancato da nuovi e interessanti personaggi: Eamonn, di origini albane e dal carattere solare, diviene ben presto il suo più caro amico Mavros e Roshana, suoi cugini Shahrizai disinvolti e spregiudicati, lo aiutano ad affrontare il suo legame con Kushiel, dio della frusta e del flagello Sidonie e Alais, le cugine reali, l’una fredda e sospettosa, l’altra gentile e affettuosa. Oppresso dagli intrighi della corte, da obblighi legati al suo rango, dai tentativi di screditarlo e dai desideri proibiti e torbidi che si agitano nel suo animo, decide di affrontare un viaggio verso Tiberium. A differenza dei precedenti romanzi, qui Phedre e Jocelin divengono quasi personaggi secondari: si tratta più di un percorso di crescita personale del protagonista, in cui prevalgono l’introspezione, la ricerca di valori giusti e buoni cui ispirarsi, i dubbi e le difficoltà propri dell’adolescenza, in questo caso complicati da precedenti traumi (Darsanga e il mahrkagir) e pesanti eredità (una madre traditrice del Regno). Apprezzo sempre la scrittura della Carey, molto abile nelle descrizioni di luoghi e persone e nella costruzione di trame elaborate ma mai noiose o ripetitive. Anzi! I suoi libri finiscono sempre troppo in fretta.