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Il Vangelo secondo Leonard Cohen. Il lungo esilio di un canadese errante

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Titolo: <strong>Il Vangelo secondo Leonard Cohen. Il lungo esilio di un canadese errante</strong></br></br>
Autore: <strong>Brunetto Salvarani,Odoardo Semellini</strong></br></br>
Editore: <strong>Claudiana</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2010</strong></br></br>
EAN: <strong>9788870167894</strong></br></br>

<p>Romanziere, compositore, interprete nonché autentico poeta, da oltre quarant'anni Leonard Cohen traduce in parole, e spesso in musica, il suo rapporto con la spiritualità. Mistico in un tempo in cui i cieli sembrano drammaticamente chiusi, Cohen affronta a viso aperto gli interrogativi su Dio, la complessità dei rapporti interpersonali, la solitudine, la sessualità. Salvarani e Semellini ne presentano i rapporti con l'ebraismo, nel quale è nato, con il buddhismo zen, con la Bibbia, che l'ha nutrito a lungo, e con la religione in genere. Attraverso l'analisi di canzoni che hanno fatto la storia della musica contemporanea - da Suzanne a Hallelujah - e di intrecci con autori quali Dylan e De André, il libro propone un ritratto appassionato e originale di un cantautore che ha osato dichiarare: "È così divertente credere in Dio!".</p>
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Biografia. <strong>Leonard Cohen</strong> è nato a Montréal nel 1934 da una famiglia ebraica immigrata nel Canada. Suo padre, morto quando <strong>Leonard</strong> aveva 9 anni, era polacco, mentre 
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Consiglio di leggere anche: «I vangeli di Fabrizio De André. La buona novella compie 40 anni» di Riccardo Storti anche per approfondire l’argomento molto importante dei rapporti intensi tra lo stesso Leonard Cohen e Fabrizio.

Ci sono canzoni che segnano un’epoca come pietre miliari una strada. Per esempio il testo Suzanne del grandissimo ed amato Leonard Cohen, poi ripresa anche dall’altrettanto grande Fabrizio De André, che sicuramente ha segnato un’epoca davvero indimenticabile e mirabilmente raccontata ne «Il Vangelo secondo Leonard Cohen-Il lungo esilio di un canadese errante» che racconta una giornata del lontano 1964, trascorsa dall’autore sulle rive del fiume San Lorenzo, ospite nella casa di Suzanne Verdal, nota coreografa e ballerina, nonchè moglie di un suo carissimo amico, lo scultore Armand Vaillancourt. I due chiacchierano amabilmente sorseggiando del the’ sulla veranda, lo scorrere dell’acqua accompagna le loro parole, gli sguardi e i silenzi. Null’altro, eppure la peculiare scansione poetica dell’autore riesce poi a tradurre un incontro banale e dall’apparenza innocente in un brano letterario musicale denso di emozioni profonde quanto un vero e proprio sentimento, sublimandole con una recondita impronta salvifico religiosa. Certo parlare d’amore virtuoso ai tempi di quello virtuale potrà sembrare un tantino anacronistico, ma in fondo entrambi sono fatti della medesima sostanza perchè i sentimenti non trascorrono con il mutare delle stagioni e il loro destino è simile a quello dei semi sparsi dal contadino nel campo appena arato, su mille forse ne germoglierà alfine uno solo. Un’antica leggenda indiana narrava come ogni notte la luna trasformasse gli amori morti ancor prima di nascere in gocce di rugiada e che la mattina seguente i raggi del sole li incendiava per farne stelle da condurre in cielo. Sarà forse per questo che l’universo è infinito e pure in via d’espansione.