|
«Il legno sembra fermo,ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano.La ceramica si rompe,fa subito mostra dei suoi cocci rotti.Il legno no,finché può si nasconde,si lascia torturare ma non confessa.Io sono di legno.» Mia dal»nome prepotente»e Giulia dal nome latino(come quello delle sue sorelle maggiori Flavia e Livia)sono mamma e figlia e nelle pagine dei loro diari si scoprono di legno entrambe.Ma nello stesso momento in cui confessano di essere di legno,non lo sono più perché si rendono conto di essere fatte di carne,di sentimenti e che le loro emozioni non possono essere sopite per pudore(Giulia)o per paura(Mia).Madre e figlia nei loro diari si mettono a nudo e mettersi a nudo significa anche avere il coraggio di fare i conti con il passato familiare,quel passato che è stampato nel DNA,che «è spina dorsale,è il posto dello sforzo, è un grattacielo di vertebre impilate una sull’altra».E Giulia sa, come medico e come figlia-sorella,che dalla famiglia non si può scappare e come madre ha cercato di dare alla figlia una famiglia diversa, ma si rende conto che per non fare gli stessi errori della mamma «di cristallo» ne ha commessi altri.Solo che Giulia ha il grande desiderio di salvare sua figlia Mia dalla sua autodistruzione:scrivere,svelarsi per quello che è con le sue paure,confessare il suo legame forte e sbagliato nei confronti della sorella»perbenista»Flavia,raccontare l’incontro con Suor Sofia nei cui occhi neri profondi come un pozzo c’è una storia fatta di amore e dolore,raccontare il suo matrimonio,raccontare di Miguel.Solo raccontando e raccontandosi (così come Mia si sfoga nelle pagine del suo diario)Giulia potrà aiutare sua figlia Mia che pensa»che il legno è tosto, ma che sotto l’acqua può ammorbidirsi». Ho letto questo romanzo impetuoso di G.Carcasi l’estate scorsa e mi sono fatta travolgere dalla lettura parallela dei due diari, ma finita la lettura già sapevo che avrei riletto»Io sono di legno»per assaporarlo con calma
Senza dubbio Giulia Carcasi possiede una notevole abilità affabulatoria così come è molto abile a colpire il lettore con immagini di grande impatto. Il doppio filo narrativo della storia però, è un po’ troppo sbilanciato in favore di Giulia. Per cui, se anche si tratti di una precisa scelta autoriale, il personaggio di Mia resta nell’ombra. Per questa ragione il dialogo a distanza fra madre e figlia risulta incompiuto.
Dopo aver adorato Ma le stelle quante sono, non potevo che apprezzare questo secondo libro dell’autrice. Io sono di legno racconta una storia tutta al femminile, fatta di diari e lettere: Mia è una diciottenne che ha tutta l’intenzione di tenere lontano l’amore. Passa le notti con uomini di cui non conosce il nome, e la mattina dopo se ne va, lavando via l’odore di un letto che non è suo. I suoi sabati sera si concentrano sulla discoteca, il motorino, una sigaretta e via, un altro uomo senza nome la attende. E conosciamo Mia attraverso le pagine del suo diario, scritte di getto e senza mezzi termini. Dall’altra parte abbiamo Giulia, invece, la mamma di Mia. Giulia sembra una madre come tante altre, vorrebbe avere un bel rapporto con la figlia, che a malapena le parla, vorrebbe essere felice, vorrebbe correre, volare.. ma i suoi piedi restano ancorati a terra. E il silenzio la spinge a leggere il diario di Mia, e sopratutto a scriverle in risposta la sua storia, la storia di una donna che sembra non avere più nulla da dire, ma che in realtà vuole sono essere ascoltata. Inizia così una storia a più battute, di una madre che si racconta alla figlia, buttando fuori segreti, errori e gioie, e di una figlia che impara finalmente a conoscere la donna che l’ha messa al mondo.
Libro FANTASTICO. L’ho letto tutto in un giorno solo, l’ho amato, in alcuni tratti mi ci sono persino ritrovata. E’ stato il primo libro che ho letto di questa scrittrice e non mi fermerò, ne leggerò sicuramente altri. Amo leggere, amo i libri.. E li amo proprio per quello che ci si trova scritto, che lo trovi li e in nessun’altro posto se poi il libro parla cosi, si esprime cosi bene, beh lo amo il doppio!