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Ira Domini. Sangue sui Navigli

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Titolo: <strong>Ira Domini. Sangue sui Navigli</strong></br></br>
Autore: <strong>Franco Forte</strong></br></br>
Editore: <strong>Mondadori</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2014</strong></br></br>
EAN: <strong>9788804642817</strong></br></br>

<p>Il notaio criminale Niccolò Taverna è tornato. E con lui tornano i delitti e i misteri nella splendida cornice della Milano cinquecentesca. 1576, agosto, il caldo infuria, ma Niccolò Taverna non può riposare e godersi la compagnia di Donna Isabella Landolfi, bellissima, intelligente, indipendente. Questa volta deve fronteggiare due casi contemporaneamente. Come se non bastasse la peste, un misterioso assassino armato di balestra va in giro a ridurre ulteriormente la popolazione di Milano. Le vittime sembrano scelte a caso, senza una logica, senza un movente. E arriva la notizia che dei banditi hanno sequestrato i figli di Don Carlos de Alcante, ricchissimo nobile spagnolo, amico personale del governatore Guzman. Rapitori e ostaggi sono asserragliati in un magazzino di pietre e sabbia sulle rive del Naviglio Grande, obbligando le autorità cittadine a chiudere l'accesso ai canali, bloccando così il flusso di materiali necessari all'ultimazione del Duomo, voluta, dopo quasi due secoli dall'inizio dei lavori, dall'arcivescovo Carlo Borromeo in persona. Il capo dei banditi, Lasser de Bourgignac, fa delle richieste assurde, è spietato, crudele e molto sicuro di sé. Anche troppo. E se ci fosse qualcosa di più di quanto appare?</p>
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Etimologia del termine. La parola italiana libro deriva dal latino liber. Il vocabolo originariamente significava anche "corteccia", ma visto che era un materiale <br/>Testo Libro primo. Musa, quell'uom di multiforme ingegno Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra Gittate d'Ilïòn le sacre torri  Che città vide molte, e delle genti<br/>La Repubblica di Venezia ebbe origine dai territori bizantini della Venetia maritima, dipendenti sin dalla metà del VI secolo dall'Esarcato di Ravenna, a seguito <br/>L'età moderna. Dal Medioevo all'età moderna. Che cos'è il Rinascimento? Perché il Medioevo diventa a un certo punto età moderna? E gli uomini che vissero in quel <br/>GERMANIA (A. T., 53-54-55  56-57). Geografia: Nome (p. 667)  La moderna conoscenza geografica (p. 667)  Situazione e confini (p. 668)  Composizione litologica del 
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Ira Domini, il seguito di Il segno dell’untore, non smentisce il fatto che, normalmente, in un ciclo di opere con la stessa tematica e i medesimi protagonisti, tutte quelle successive alla prima ne sono inferiori. Nel caso specifico, poi, si evidenzia un netto peggioramento sotto tutti gli aspetti e una disarmonia fra le varie parti che lascia supporre che l’autore si sia accinto a scrivere il romanzo senza aver prima steso un adeguato progetto. Pure in questo ci sono due indagini che procedono appaiate, ma una, relativa a un rapimento con tanto di ostaggi, é banale e mal supportata l’altra afferente la ricerca di un misterioso balestriere che con la sua arma uccide diverse persone a Milano è in nuce ben più interessante, ma l’autore non le dà né il giusto risalto, né un interessante sviluppo. Il risultato è francamente deludente, tanto più che le soluzioni dei due gialli sono ben poco logiche e paiono affrettate, come se Forte volesse concludere alla svelta quel romanzo che anche per lui cominciava a venire a noia. Ed é proprio la noia che accompagna il lettore più o meno dalla metà dell’opera fino alla fine, vista come una liberazione. Rispetto a Il segno dell’untore la descrizione della città in preda alla peste é raffazzonata e anche i protagonisti sono solo abbozzati, anzi il notaio criminale Niccolò Taverna perde molto del suo smalto, mentre un’eccessiva importanza viene data alla sua fidanzata Isabella, fin troppo volitiva e intrepida e senz’altro fuori dai canoni delle donne dell’epoca, ma gli eccessi, come sempre, danno fastidio e contribuiscono non poco a stancare chi legge, perché il personaggio diventa ben poco credibile. Il risultato è purtroppo quello che si evince da quanto ho finora scritto e se è tale da non sconsigliarne la lettura, non è però meritevole da consigliarne la stessa.

Si, bel romanzo ma niente di particolare. Personaggi scialbi e Milano sullo sfondo per nulla caratterizzata. E la Milano del Seicento poteva essere una miniera di ispirazione.

La capacità descrittiva di Forte rimane quella per cui è giustamente conosciuto e apprezzato, basata su una ottima e documentata conoscenza storica, una giusta miscelazione tra momenti di suspence e momenti più «leggeri

Il seguito de «Il segno dell’untore» è un romanzo scorrevole e appassionante, con molta azione, un’ottima contestualizzazione storica e protagonisti intelligenti e simpatici. Rispetto al precedente, la storia, pur svolgendosi a Milano, non si concentra sulla diffusione della peste in città, ma sui rapporti di forza tra nobiltà, clero e giustizia. Colpi di scena, sangue, ricatti, sentimento: non manca proprio nulla e tutto è condito dalla strepitosa prosa di Forte.

Un romanzo appassionante, una lettura consigliata per la grande proprietà di linguaggio, per la trama complessa e intrigante, per i risvolti storici che fa conoscere.